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ROMA-Slavia Praga 3-1: La BEFFA EUROPEA più GRANDE degli ultimi 30 anni

a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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"E poi c’è chi non crede alle favole, è un Principe che ha preso sottobraccio la sua Roma, non ha sbagliato praticamente un pallone".
Queste furono le parole in diretta del telecronista sportivo Gianni Cerqueti, dopo uno di quei gol destinati a rimanere impressi nella mente di tutti i tifosi giallorossi. Un gol di una partita che ancora oggi viene ricordata con orgoglio, amore ma anche sofferenza e tanta, tanta delusione.

Siamo nella stagione 1995/96, la terza con Carletto Mazzone in panchina e la quindicesima con Giuseppe Giannini capitano. La Roma dopo alcune annate molto sofferte è diventata una vera e propria mina vagante del campionato, non eccelsa dal punto di vista tecnico ma difficilissima da affrontare in ogni occasione. Il tutto grazie a giocatori grintosi come Petruzzi, Aldair, Balbo, Fonseca, il già citato Giannini e l’astro nascente del calcio italiano, un allora giovane Francesco Totti. Tutto questo senza contare il dodicesimo uomo in campo, il pubblico dell’Olimpico che in quella stagione portò a una media di quasi 53.000 persone a partita. Un discreto numero.
Il precedente quinto posto, ottenuto nella stagione 94/95, consente alla Roma di giocarsi i trentaduesimi di finale della Coppa UEFA, che in quell’annata tramite varie modifiche sui criteri di partecipazione partì con ben 96 squadre partecipanti e l’aggiunta obbligatoria di turni preliminari e appunto trentaduesimi.

Il 12 settembre 1995 la Roma esordisce quindi in Svizzera contro i padroni di casa dello Xamax, riuscendo a pareggiare per 1-1 con un gol di Moriero al 19’ minuto di gioco. Nella partita di ritorno il 26 settembre non c’è praticamente storia, con i giallorossi che in casa umiliano i rossoneri con un perentorio 4-0 frutto della doppietta di Abel Balbo, il gol di Fonseca e l’autogol di Rueda.

La Roma accede quindi al turno successivo e si ritrova davanti i modesti avversari belgi dell’Eendracht Aalst. Questa volta i giallorossi decidono di chiudere il discorso fin da subito, vincendo in casa il 17 ottobre con un altro 4-0 grazie ai gol di Balbo e Totti e altri due autogol degli ospiti. Il ritorno giocatosi il 31 ottobre è pura formalità, con i giallorossi che gestiscono l’enorme vantaggio portandosi a casa uno 0-0 e accedendo quindi agli ottavi della competizione europea.

Arrivati a questo punto la Roma ritrova i danesi del Brondby, già affrontati nella semifinale di Coppa Uefa vinta nel 1991. I gialloblu hanno quindi un occasione per vendicarsi dell’eliminazione di qualche anno prima, e nella partita di andata del 21 novembre non se la lasciano sfuggire. Grazie a un autogol di Lanna e un gol del centrocampista Bjur i padroni di casa ribaltano l’iniziale gol di Fonseca e vincono l’andata degli ottavi di finale. I danesi però non avevano fatto i conti con il fattore Olimpico, autentico uomo in più di una squadra che in casa era totalmente un altra cosa. Il 5 dicembre infatti la Roma riesce ad imporsi per ben 3-1 grazie ai gol di Totti, Balbo e Amedeo Carboni al 90’, vincendo la terza sfida consecutiva in casa e avanzando ulteriormente nella competizione.

Ai quarti di finale, da giocare addirittura 3 mesi dopo gli ottavi, gli uomini di Mazzone devono vedersela con lo Slavia Praga, autentica rivelazione di una competizione che, almeno inizialmente, non li vedeva certo da protagonisti.
In una fredda serata ceca il 5 marzo 1996 la Roma vola in casa dei biancorossi, incappando però in una cocente sconfitta per 2-0 frutto dei gol di Poborsky e Vagner dopo neanche un ora di gioco. Il risultato è pesante, soprattutto perché non sono arrivati gol fuori casa, e l’impresa allo Stadio Olimpico diventa veramente ardua: vincere con 3 gol di scarto senza subirne.



I tifosi giallorossi decidono quindi che c’è bisogno ancora una volta del fattore Olimpico, e il 19 marzo 96 riempiono l’intero Olimpico con ben 65.000 persone. Il tutto unito da cori, bandierine e una delle coreografie più belle nella storia della Roma. Uno “striscione figurativo” lungo tutto lo stadio con la frase NON MOLLEREMO MAI che partiva dalla curva nord, attraversava tribuna Tevere e concludeva nella Sud in mezzo al cuore del tifo giallorosso. Il tutto completato da un altro striscione storico in curva Sud che recitava “Una fede…una volontà…un traguardo. Vincere nonostante tutto”.
In una delle serate più calorose e roventi di tutta la nostra storia, Mazzone decide di rispondere alle richieste dei tifosi schierando fin da subito tutto il miglior arsenale offensivo possibile: Moriero, Totti, Giannini, Fonseca e Balbo.
La partita inizia e come era prevedibile si vede una sola squadra in campo. Gli uomini di Mazzone iniziano fin da subito a spron battuto, cercando di trovare il gol dell’1-0 che renderebbe il discorso qualificazione molto più semplice. Vuoi un po’ di imprecisione e l’atteggiamento difensivo degli ospiti, alla fine del primo tempo il risultato è ancora fermo sullo 0-0. Ogni minuto che passa si avvicina l’eliminazione, e i giocatori di casa lo sanno, c’è bisogno di un sussulto che possa far emozionare quei tifosi che con tanto amore stavano incitando tutta la squadra. E la svolta arriva esattamente al 15’ minuto della ripresa, quando Moriero prende una corta respinta degli ospiti e con un destro fulminante spedisce la palla all’angolino. 1-0 e qualificazione rimessa in gioco. Passano i minuti e la Roma continua a spingere con tutta la forza possibile, cercando se non altro di prolungare la sfida ai supplementari forte anche del fattore campo a proprio vantaggio. Siamo al’83’, e la Roma può disporre di un ottimo calcio di punizione laterale. Sul pallone va Carboni al posto del solito Aldair, e Giannini capisce subito che la palla non verrà messa in area allo stesso modo di come la mette di solito il brasiliano. Il capitano si sposta quindi lateralmente trovandosi letteralmente in mezzo alla traiettoria disegnata da Carboni: palla spizzata di testa e 2-0 che fa esplodere di gioia tutto il tifo giallorosso.
La Roma riesce quindi a rimontare lo svantaggio dell’andata e portare la sfida ai supplementari, quello che serviva per sfruttare il fattore campo e soprattutto la stanchezza degli avversari completamente in balia degli uomini di Mazzone. Passano infatti solo 8 minuti del primo tempo supplementare e la Roma completa la rimonta ancora con Moriero, che sfrutta un assist di Totti diventato poi iconico della sua carriera e batte ancora una volta il portiere per il 3-0. Un gol segnato davanti la nord ma festeggiato addirittura con una corsa sotto la sud, a testimoniare quanto i giocatori volessero ringraziare i tifosi dello splendido supporto mostrato in ogni minuto. Il portiere Cervone però, sapendo bene che mancano ancora 23 minuti, riprende il suo compagno dicendogli subito di “tornare in riga”, visto che ancora la partita non era finita. E all’8° minuto del secondo tempo supplementare, arriva l’episodio che nessun tifoso allo stadio avrebbe mai voluto vedere: palla in avanti dello Slavia Praga e difesa giallorossa che per la prima volta va in affanno, Aldair scivola davanti a Vavra che può così provare il tiro e spedire la palla all’angolino con Cervone completamente immobile. E’ il gol del 3-1, che fa sprofondare l’Olimpico nell’oblio. Nei restanti 7 minuti più recupero la Roma prova con tutte le forze a cercare il gol del 4-1, ma sarà tutto inutile. Al fischio finale sarà lo Slavia Praga, grazie solo a un maledetto gol fuori casa, ad accedere alle semifinali di Coppa Uefa.
Una delle partite più sofferte di tutta la nostra storia, che tuttora viene ricordata come una delle più grandi beffe degli ultimi 30 anni. Ma in ogni caso sono convinto che nonostante il finale thriller ogni tifoso si potrà dire orgoglioso di quella serata. Una testimonianza ancor più forte che CHI TIFA ROMA NON PERDE MAI.

Emanuele Grilli



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