Analisi tattica

Roma Milan 1-2 - L'analisi tattica del match

Sarebbe da fare più una psicoanalisi tattica di quanto è successo venerdì sera ma con questa Roma anche Freud avrebbe qualche problema a capirne i motivi. Di Emiliano Petrone
Redazione de Il Legionario
inserita 8 mesi fa
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Una squadra lenta, compassata e prevedibile si mette al cospetto di un Milan che nonostante i tanti cambi del mercato estivo, sembra aver non solo mantenuto gli equilibri ma essersi anche rinforzato. Bisognerà capire dove, in questa partita, si fermano i meriti dei rossoneri e iniziano i demeriti dei giallorossi che arrivano in ritardo su ogni pallone, fanno fatica a impostare l’azione e spesso vengono sorpresi tra le linee. Il Milan fa quello che vuole in tutti i settori del campo. L’unico che riesce a farsi rispettare è Belotti, che costringe Tomori a due (sarebbe meglio dire tre visto che il secondo cartellino sarebbe potuto arrivare anche prima) gialli. Un po’ per i cambi, che ridanno dinamismo e muscoli, un po’ per l’espulsione di Tomori, la Roma prende il possesso del centrocampo ma il gol della speranza arriva troppo tardi. Uno dei problemi maggiori che sta affliggendo i giallorossi in questo inizio di stagione è sicuramente quello delle fasce. In quella zona non si crea superiorità e questo non consente di arrivare a cross in velocità o scambi rapidi per entrare in diagonale (cosa che invece riesce bene al Milan già dopo cinque minuti). La colpa non è solo dei laterali ma anche dei mediani che non supportano l’azione. Ovvio che se Cristante è costretto, per defezioni tattiche, a cimentarsi in quel ruolo, il gioco ne risente dal punto di vista della velocità e del dinamismo. Poi si potrebbe fare un altro ragionamento sulla qualità dei cross. Quasi mai si vede un traversone tagliato nel modo giusto e si assiste spesso a un passaggio al portiere oppure un pallone troppo lungo sul secondo palo. La regia non funziona. Si limita a impostare il gioco senza riuscire mai a fare da filtro (anche per colpa della mediana). Aouar si ferma dopo mezz’ora, subentra Pellegrini che non è al meglio (chissà se un giorno lo vedremo al 100%), ma la musica non cambia.

0-1 Milan (rigore)
Quinto minuto, scambio dei rossoneri poco dopo la trequarti. Smalling cerca la chiusura su Giroud, Llorente dovrebbe partire in anticipo per seguire l’uomo ma il motore start/stop a metano non funziona e si fa imbucare centralmente nonostante sia in netto vantaggio sull’avversario. Una spallata sarebbe sufficiente a fare fallo e fermare l’azione ma non è possibile avere queste pretese al quinto minuto, quando il cervello ancora ripensa a Roma Roma Roma, alla presentazione di Lukaku e quanto è bona la carbonara all’hosteria de zì peppe.



Lo scambio quindi si fa, perfetto, semplice come gli schemi che si provano utilizzando i birilli come avversari.



La difesa viene tagliata come il burro anche se, Mancini, Celik e Zalewski, ben posizionati, contribuiscono alla chiusura di Loftus-Cheek. Il suo tiro infatti viene respinto da Gianluca ma la carambola sorpassa Rui Patricio che, nel tentativo di fermare il pallone, allunga la gamba colpendo l’avversario. Celik è in anticipo e la butta fuori ma il regolamento parla chiaro (quando non tocca a noi usufruirne, ovvio): danno procurato.




0-2 Milan
Passiamo al raddoppio. Sul cross si fa fatica a capire chi stia facendo il primo errore. Mi spiego meglio. Smalling è su Giroud ma c’è un uomo al centro dell’area completamente solo. Cristante in teoria dovrebbe restare fuori a chiudere l’eventuale respinta o in caso di un cross basso verso la lunetta dell’area. In realtà li dovrebbe esserci Paredes che invece è più vicino a Zalewski e quindi Bryan seguire l’avversario. Se il cross arrivasse al centro area, ci sarebbe un giocatore lasciato solo e in grado di colpire facilmente di testa. Chi lo deve marcare? Smalling lasciando Giroud a Mancini o Cristante in copertura?



La palla arriva invece sul secondo palo dove Leao è bravissimo a sfruttare il fisico contro Celik. Il turco poteva fare meglio? Sicuramente sì ma bisogna anche dare merito all’avversario che gioca di sponda con la schiena riuscendo a colpire il pallone in caduta. Se Mancini, anziché raddoppiare su Giroud, si fosse trovato un passo indietro, probabilmente sarebbe riuscito a spizzare di testa quel pallone infame.



I cambi e l’espulsione di Tomori regalano qualche piccolo brivido finale per un pareggio che se fosse arrivato non sarebbe stato neanche meritato. Ce lo saremmo preso volentieri ovvio, però è palese che servirà altro per rimettersi sui binari giusti. La sensazione di frustrazione che ci ha avvolti nel vedere una Roma inerme contro un Milan corto, compatto, con un pressing aggressivo e ben fatto, è stata veramente pesante. Nulla è finito, niente è compromesso per i nostri obiettivi. Adesso ci aspettano sei partite di campionato e due di coppa che non si devono sbagliare così da arrivare al prossimo big match con una classifica importante (e con il girone mezzo in tasca). Serve trovare la migliore condizione fisica, recuperare gli infortunati (senza averne di altri) e un netto cambio mentale. È stato un inizio che nessuno si aspettava ma che non intacca il nostro amore per la Magica.

Forza Roma sempre, ora più che mai.

Ad maiora

Emiliano Petrone





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