Nel
giorno in cui il calcio si fa da parte e lascia spazio a drammi peggiori, ben
venga anche l’ironia: c’è chi sui social ha già trasformato la maglietta n. 16
da De Rossi a “Du” Rossi. D’altronde
come dargli torto, visto che per il centrocampista nativo di Ostia è la
quattordicesima (q-u-a-t-t-o-r-d-i-ci) in quindici anni di militanza in
giallorosso. La media è spaventosa, come spaventoso è anche il risultato che ha
condannato il resto della squadra all’abbandono dei sogni di gloria: niente
Champions, ma soprattutto niente 30 milioni.
LA
GARA. Che fosse una serata storta lo si era capito subito: dopo otto secondi Nainggolan tira a botta sicura da fuori
area, ma Casillas, che ultimamente
ci ha abituati a papere e distrazioni da Gialappa’s, devia di pugno appena
prima che il pallone si abbassi e lo condanni alla frittata. Goal sbagliato,
goal subito. All’8’ Felipe “si
vendica” per l’autogoal dell’andata e batte Szczesny di testa sfruttando al meglio la punizione di Otavio. Qui è chiaro l’errore di Juan Jesus, che si perde il centrale
difensivo dando sostegno alla tesi della serata storta.
LA
FOLLIA. La Roma crea, si danna l’anima, ma al 40’ viene tradita proprio da
colui che avrebbe dovuto prenderla per mano. Capitan De Rossi (ieri schierato da centrale per sopperire alla squalifica
di Vermaelen), perde le staffe e a
ridosso della trequarti avversaria rifila un’entrata killer su Maxi Pereira: rosso diretto, come
altrettanto diretti sono i fischi dell’Olimpico per il n. 16 giallorosso.
LA
DISFATTA. Il primo tempo si chiude così alla pari dell’andata, dove però la
Roma aveva dalla sua il goal in trasferta. L’episodio che in ogni caso chiude
la gara non è la prima espulsione, ma la seconda: a pochi minuti dal suo
ingresso in campo proprio per sopperire all’uomo in meno, Emerson Palmieri emula il suo capitano ed entra a gamba tesa su Corona, un intervento tanto brutto
quanto inutile perché fatto all’altezza del centrocampo. In nove contro undici,
i giallorossi si slacciano e, puntualmente, vengono puniti. Al 73’ Szczesny si dimentica di essere un
portiere e prova l’uscita di piede fuori dall’area, ma ciò che ne esce è solo
una rincorsa goffa di cui approfitta Layun,
che lo salta e appoggia in rete. Neanche il tempo di battere, che la Roma è di
nuovo sotto: al 75’ Corona fa il
Ronaldo della situazione (quello originale) e, dopo aver scherzato Manolas, libera il sinistro che gonfia una
rete ancora ondulante. Lo 0-3 repentino fa svuotare lo stadio un quarto d’ora
prima del fischio finale: la Champions è in archivio e resta solo l’Europa
League, anche se con un bel gruzzolo di denaro in meno.
Il tabellino
ROMA
(4-2-3-1) Szczesny; Bruno Peres, Manolas, De Rossi, Juan Jesus; Strootman,
Paredes (42’ Emerson); Salah, Nainggolan, Perotti (87’ Gerson); Dzeko (58’
Iturbe). (Alisson, Totti, Fazio, El Shaarawy). All. Spalletti.
PORTO
(4-1-4-1) Casillas; Maxi Pereira (47’ Layun), Felipe, Marcano, Telles; Danilo;
Corona, Herrera, André André, Otavio (57’ S. Oliveira); André Silva (64’ A.
Lopez). (José Sà, R. Neves, Varela, Evandro). All. Espirito Santo.
ARBITRO
Marciniak (Polonia).
NOTE
paganti 32.047.
Massimo Salvo