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28 Marzo 1993: l'esordio in Serie A di una leggenda (con video)

a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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Non era l’unico a salire ogni tanto dal settore giovanile, ma di sicuro aveva qualcosa in più degli altri. Sapevamo di vedere qualcuno di speciale, che cresceva sempre di più”.
Queste furono le parole di un certo Ruggiero Rizzitelli, storico attaccante della Roma nei primi anni 90’ che collezionò la bellezza di 211 presenze e 55 gol con la nostra maglia. Ma a chi si stava riferendo esattamente?
Per capirlo bisogna fare un salto temporale al 28 marzo di ben 27 anni fa, in un periodo non particolarmente felice per chi supportava i colori giallorossi. Quella Roma infatti, salvo qualche risultato sporadico come la finale di Coppa UEFA nel 1991, non navigava in buonissime acque, restando il più delle volte lontana dalle zone alte della classifica che vicino ad essa. In particolar modo nella stagione 1992/93 la situazione era ancora più disastrosa, testimoniata dal mediocre decimo posto ottenuto a fine campionato dopo tante sconfitte e delusioni. Eppure quest’annata resterà nella storia come una stagione da ricordare, ma non certo per gli effettivi risultati sportivi della squadra giallorossa.

Torniamo quindi al 28 marzo 1993, con la Roma di Vujadin Boskov che è di scena allo stadio Rigamonti di Brescia, per una trasferta da vincere assolutamente per non scivolare in zone più pericolose della classifica.
Tra le file dei convocati, scorrendo sui nomi più in basso, si legge un nome insolito: “Francesco Totti”. Un giovane della primavera di appena 16 anni alla sua prima esperienza ufficiale in prima squadra.

Al tempo, e parliamo di quasi 30 anni fa, era difficile conoscere bene ogni singolo dettaglio sui giovani della primavera, a differenza di oggi in cui cercano di farti passare ogni giovane promettente come un astro nascente del calcio mondiale. Come confermeranno gli “addetti ai lavori” però, Totti nell’ambiente giallorosso era tutt’altro che uno sconosciuto. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Fortitudo per poi passare al Trastevere e alla Lodigiani, Totti era stato portato in primavera dopo l’intervento del responsabile del settore giovanile Gildo Giannini, che nel 1989 impedì il suo trasferimento alla Lazio convincendo i genitori del ragazzo a vestire la maglia giallorossa. E questo se non contiamo il mancato passaggio al Milan solo un anno prima, con la madre del talento romano che decise di impedire il trasferimento per far crescere con calma suo figlio e non allontanarlo così giovane da casa.

Tornando però a quel marzo 1993, perché Boskov decise improvvisamente di convocare un 16enne della primavera? Il motivo principale fu l’assenza dell’attaccante Thomas Hassler, che permise all’allenatore serbo di convocare Totti e fargli assaggiare il primo campo di serie A di tutta la sua carriera, nonostante avesse giocato in primavera solamente il pomeriggio prima.
La partita inizia e, come era prevedibile, Totti è in panchina. Una scelta normalissima, condivisa appieno dal giocatore che già si sentiva estasiato ad essere insieme alla prima squadra in una sfida ufficiale del campionato italiano.
Sul terreno di gioco gli uomini di Boskov non hanno particolari problemi, e riescono a chiudere i giochi in neanche mezz’ora di gioco. Grazie ai gol di Caniggia al 23’ e di Mihajlovic al 27’ i giallorossi mettono una seria ipoteca sulla vittoria già nel primo tempo, con i padroni di casa incapaci di reagire al doppio svantaggio subito in pochi minuti.



Nella ripresa gli ospiti gestiscono senza problemi il risultato acquisito, anche grazie alle scelte poco lucide di Lucescu che, con uno 0-2 da recuperare, toglie l’attaccante Hagi per il difensore Negro, con l’ingrato compito di creare pericoli alla retroguardia avversaria.
Passano i minuti e si avvicina sempre di più il finale di gara. Ad un certo punto Boskov si gira verso la panchina gridando “Scaldati dai, che entri!”, rivolto proprio a quel giovane della primavera convocato per l’assenza degli effettivi titolari. Totti inizialmente non fa neanche caso alle parole del mister, totalmente immerso nella partita e convinto che quelle parole siano riferite al compagno di squadra Muzzi. Lo stesso attaccante però gli da uno scossone e gli fa capire che il momento è giunto: riscaldamento veloce e via in campo al posto di uno stanco Rizzitelli. Di tempo per mostrare le proprie qualità non ce n’è, dopo qualche minuto infatti l’arbitro fischierà la fine e tutti torneranno negli spogliatoi. Ma l’emozione del primo vero esordio in serie A di uno dei giocatori italiani più forti di sempre resterà immutata.

Come confermato da lui stesso infatti le gambe gli tremarono per tutto il tempo, una reazione comprensibile e spontanea, per un giocatore che già in quel momento sognava di regalare tanto ai colori giallorossi. E dopo 25 anni di carriera conditi da 307 gol in 786 presenze, possiamo dire che ci sia riuscito appieno. 28 marzo 1993, l’inizio di una leggenda.


Emanuele Grilli




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