Analisi tattica

Verona Roma 2-1 - L'analisi tattica del match

Usciamo da questa seconda giornata con zero punti, raccogliendo ancora una volta meno di quello che meritiamo. Di Emiliano Petrone
Redazione de Il Legionario
inserita un anno fa
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6:00
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Una Roma che fa sempre fatica a segnare nonostante poi non manchino tiri in porta e occasioni da gol.
In una serata storta (l’ennesima direi) dove subisci tre tiri due gol, un fattore risalta all’occhio in maniera particolare ma procediamo per gradi.

1-0 Verona
Vista la superiorità numerica netta (6 vs 3) non si può parlare di contropiede anche se, andando a vedere gli interpreti, si nota come Pellegrini stia coprendo la posizione di Llorente che cerca affannosamente di rientrare. Paredes fa un passo di troppo verso Kristensen lasciando un buco centralmente. Anche Belotti era in fase di recupero, motivo per il quale, con la fascia coperta, l’argentino avrebbe dovuto tenere più la posizione per evitare l’imbucata.



Sul proseguo dell’azione Pellegrini va in chiusura e l’azione offensiva, visto il rapido posizionamento dei difensori non sembra poter avere risvolti pericolosi. Zalewski ha coperto Smalling, Llorente è rientrato e Kristensen è ben posizionato sulla linea della difesa ora messa a quattro. Anche la seconda linea è ben posizionata e il Verona ha quindi tre possibilità: cross centrale/secondo palo, tiro in porta, o tentativo di saltare l’uomo. Opta per la seconda, Llorente si addormenta sulla ribattuta convinto che quel tiro non possa rappresentare un pericolo per la porta e Rui ci mostra il peggio del suo repertorio. Il resto lo conosciamo.



2-0 Verona
Qui, se pur differente, per la seconda volta in due partite la Roma prende gol costringendo un suo difensore all’uno contro uno, cosa che lo scorso anno si è vista di rado. L’errore più grave non è tanto la linea troppo alta della difesa (come verrebbe facile pensare) che durante un calcio d’angolo o di punizione ravvicinata può capitare, bensì la valutazione di Paredes nel cercare di intercettare un filtrante a mezza altezza.



Se l’argentino, anziché gettarsi a vuoto sul pallone, avesse continuato a rincorrere l’avversario, Smalling non sarebbe stato costretto a farsi trovare uno contro uno con le spalle alla porta senza nessuno a poter raddoppiare la marcatura. Mancini non poteva lasciare l’attaccante in arrivo centralmente e l’inglese (di certo non impeccabile nella chiusura) viene sopraffatto dalle finte dell’avversario.



Se Paredes avesse continuato a correre, con tutta probabilità avrebbe potuto trovarsi nella posizione seguente e tentare un raddoppio efficace.



La Roma subisce due gol in due azioni (così come contro la Salernitana), sicuramente c’è tanta sfortuna dietro queste situazioni ma è anche vero che concede due occasioni per evidenti e gravi errori dei singoli (Rui e Paredes).
La fase offensiva non è da buttar via. La Roma produce occasioni, cerca spesso la giocata di prima con le sponde di Belotti e gli inserimenti dei centrocampisti. L’occasione di Pellegrini è clamorosa e non si può sbagliare, inutile analizzarla, ha lo specchio libero e riesce a mandarla fuori. Quella di Nicola invece è ben diversa. Lui è più avanti rispetto alla linea del pallone e quindi deve fare due passi indietro per raggiungerlo. Carica il tiro senza rincorsa diretta e il pallone viene ribattuto dal difensore.



Nel momento in cui sta per calciare però ci sono ben tre difensori sulla traiettoria (oltre al portiere). Con più lucidità, se avesse fermato il pallone avrebbe avuto due possibilità: cercare di piazzarla di precisione o toccarla per uno che ha il piedino leggermente più sensibile e che avrebbe potuto calciare avendo “più” porta a disposizione oltre a una posizione migliore.



Non si può parlare di errore grave comunque (a differenza di quello di Lorenzo) perché da quella distanza di solito si tira in porta. A volte, però, meno fretta e più lucidità non sarebbe male.
Passiamo ora all’occasione del faraone. L’errore non è grave come quello di Pellegrini ma poco ci manca. Non è così centrale come l’altro ma è completamente solo e libero di scegliere l’angolo dove insaccare il pallone. Elsha invece bada solo alla potenza e in perfetto stile Luneur anni 90 colpisce il bersaglio centrale. Peluche vinto.




Per il resto c’è poco da analizzare. La Roma è ben schierata in campo, concede poco e nulla all’avversario che a sua volta è bravo e fortunato a sfruttare due dei tre tiri in porta complessivi. I cambi danno ai giallorossi più fluidità e creatività continuando a non concedere niente al Verona.

Usciamo da questa seconda giornata con zero punti, raccogliendo ancora una volta meno di quello che meritiamo.

Adesso aspettiamo l’arrivo di qualcuno che lì davanti spacchi la porta senza se e senza ma… speriamo solo di vederlo quanto prima.

Ad maiora

Emiliano Petrone

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