Approfondimenti

La storia dei numeri 10 della Roma (con video)

a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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Salve a tutti amici lettori, e benvenuti ad una nuova puntata dedicata alla storia dei numeri giallorossi, l’unica rubrica dove vi racconto e analizzo tutti i giocatori che hanno vestito un determinato numero dal 1995 ai giorni d’oggi. Come al solito vi premetto che questa data non è stata scelta a caso, poiché si tratta del primo anno in cui un giocatore poteva avere il nome dietro la maglia e un proprio numero personalizzato. So che probabilmente sto diventando monotono a furia di ripeterlo, ma certe cose è sempre meglio chiarirle fin da subito.
Oggi parleremo di quello che è probabilmente il numero più importante della nostra storia, rappresentativo nell’immaginario collettivo del fantasista per eccellenza. So bene che molti di voi erano convinti che questo video sarebbe stato una dedica a un singolo giocatore ma, come vedrete tra poco, non è stato l’unico a rappresentare questo numero nell’arco della nostra storia. Direi quindi di smettere con gli indugi, perciò diamo il via alla storia dei numeri 10 giallorossi.

GIUSEPPE GIANNINI
(1995/96) - Il primo numero dieci ufficiale nella storia della Roma è stato un altro capitano a dir poco indimenticabile: Giuseppe Giannini. Soprannominato “Il Principe” per il suo stile regale di gestione palla in mezzo al campo, Giannini esordisce a soli 17 anni con Nils Liedholm in panchina, passando in poco tempo da semplice gregario a vero e proprio simbolo giallorosso. Amato dai tifosi non solo per le sue qualità tecniche ma anche per uno spirito battagliero di chi farebbe di tutto per i propri colori, Giannini comincia a scalare le gerarchie dalla prima stagione di Eriksson in poi, prendendosi il numero 10 sulle spalle, la fascia di capitano e diventando rigorista ufficiale della squadra giallorossa. Abile inoltre a giocare su diverse zone del centrocampo, il Principe riusciva ad abbinare un'ottima gestione palla a un tempo d’inserimento da grande giocatore, che gli permisero di trovare 75 gol nei suoi 15 anni in maglia giallorossa. Tra questi impossibile non ricordare la tripletta purtroppo inutile in finale di Coppa Italia, il gol salvezza a Foggia nel 1994 e soprattutto il gol del 2-0 in Coppa UEFA contro lo Slavia Praga, tuttora ricordato per una delle esultanze più belle ed emozionanti di tutta la nostra storia. Lascia la Roma nel 1996 dopo alcune diatribe con Franco Sensi e il neo allenatore Carlos Bianchi, per poi venire giustamente inserito nel 2013 nella Hall of Fame giallorossa dei migliori giocatori di tutta la nostra storia.

DANIEL FONSECA (1996/97) - Con la partenza del capitano allo Sturm Graz la numero 10 viene ereditata dall’attaccante Daniel Fonseca, da non confondere con quello che è attualmente il mister della squadra giallorossa. Dotato di una tecnica da grande giocatore abbinata a velocità e cinismo, Fonseca arriva in Italia nel 1990 vestendo la maglia del Cagliari, dopo aver vinto ben 4 trofei a soli 19 anni col Nacional Montevideo. Dopo due anni molto positivi in terra sarda Fonseca arriva nel Napoli post-scudetto, segnando la bellezza di 39 gol in due stagioni di cui una cinquina storica ai danni del Valencia, in una trasferta europea vinta proprio per 5-1. Amato fin da subito dai tifosi partenopei, Fonseca viene inaspettatamente ceduto alla Roma nel 1994, per la cifra importante di 25 miliardi di lire, e venendo annunciato dal presidente Sensi come una “Ferrari consegnata all’allenatore”. Qui l’uruguaiano formerà insieme a Balbo una coppia d’attacco sicura e affidabile, calando la sua media realizzativa ma contribuendo in maniera netta ai ben 87 gol segnati dal compagno argentino. In giallorosso l’attaccante segnerà comunque 28 gol in 79 presenze, venendo ceduto alla Juve nel 1997 dopo la bocciatura del neo allenatore Zdenek Zeman e l’inizio della fase calante dell’attaccante uruguaiano.



FRANCESCO TOTTI (1997/98 - 2016/17) - E infine, come tutti voi avrete facilmente intuito, l’ultimo giocatore ad indossare la numero 10 è stato lo storico capitano Francesco Totti, indubbiamente il migliore di questa categoria. Possiamo cominciare parlando del suo aspetto tecnico, ma riassumerlo in poche parole è davvero molto difficile. Vi basti pensare che col pallone poteva fare quello che voleva: tiri ravvicinati e dalla distanza, pallonetti, assist al volo, passaggi precisi e tanto altro, tutto unito in un unico grande giocatore. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili di Fortitudo, Trastevere e Lodigiani, Totti entra a far parte della Roma nel 1989, esordendo ufficialmente in prima squadra il 28 marzo 1993 con Vujadin Boskov in panchina. Di qui in poi il giocatore inizierà un veloce e costante percorso di crescita, aiutato da quello che ha da sempre considerato un vero e proprio secondo padre, il mister Carletto Mazzone. L’allenatore romano, dal canto suo, capisce fin da subito il potenziale del giocatore, proteggendolo dai riflettori e dandogli fin da subito un gran minutaggio, col giovane attaccante che comincia a capire di poter diventare veramente importante per questa squadra. Dopo un periodo dimenticabile con Carlos Bianchi in panchina, Totti diventa sempre di più la bandiera della squadra giallorossa, ereditando la numero 10 e la fascia di capitano da un altro monumento storico come Pluto Aldair. Fino al 2006 il capitano è il vero e unico fantasista della squadra, ma l’allora tecnico Luciano Spalletti decide all’improvviso di reinventarlo centravanti, permettendogli fino alla fine della carriera di migliorare ogni record personale e di squadra. Per più di 25 anni infatti Totti è riuscito a rappresentare la Roma in Italia e nel mondo, e tuttora detiene una moltitudine di record che difficilmente verranno battuti nel breve periodo. È infatti il giocatore più presente in giallorosso con 786 partite, il più prolifico con 307 gol, il miglior marcatore italiano con un'unica maglia, il giocatore più anziano ad aver segnato in Champions League e tanto altro ancora. Per quanto riguarda i trofei invece può vantare 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 2 supercoppe, 1 europeo Under 21, 1 mondiale da protagonista e la scarpa d’oro nel 2007, che a parer mio non rendono giustizia a un giocatore che se avesse scelto strade differenti avrebbe vinto decisamente di più, non solo a livello di squadra ma anche personale.

Bene ragazzi, questo era quindi il racconto dedicato alla storia dei numeri 10 giallorossi, un numero importante che come vedete porta dietro di se un'eredità a dir poco complicata. Per questo motivo, ora che il numero è ancora vacante, chiedo alla società e ai tifosi di non cominciare ad assegnarlo a caso a giocatori che per poco più di un anno buono vengono reputati degni di questo numero. È giusto che il 10 non venga ritirato e che chiunque possa sognare di indossarlo un giorno, ma al tempo stesso bisognerà decidere con calma e il giusto criterio, soprattutto considerando la reazione di una piazza che si aspetterà dal numero 10 le stesse cose fatte dall’ex capitano giallorosso.


Emanuele Grilli



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