Analisi tattica

Genoa Roma 4-1 - L'analisi tattica del match

C’era una volta la Roma… ma la domanda che quest’osservazione solleva viene da sé: “tornerà?” la risposta è “sì” ma in che modo? tra quanto? e come? Di Emiliano Petrone
Redazione de Il Legionario
inserita un anno fa
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È pressoché impossibile analizzare tatticamente la partita di ieri sera alla ricerca di cosa non ha funzionato se è esattamente “tutto” quello che non ha funzionato.
Forse abbiamo assistito alla peggiore Roma Mourinhana (speriamo sia stata davvero la peggiore perché non oso immaginare il gradino ancora più basso). Le disfatte subite nei due anni precedenti, quelle più pesanti quanto meno, non sono molte per fortuna. Ricordiamo quella con il Bodo ma la formazione scesa in campo quella sera era roba da brividi (Kumbulla, Reynolds, Calafiori, Ibanez, Diawara, Darboe, Villar, Perez, Elsha e Mayoral). Poi entrarono quelli “bravi” ma andò pure peggio. Campo sintetico, tutto quello che volete, primo anno di Mourinho, ancora un mondo tutto da scoprire. Poi a maggio quel trofeo lo alzammo al cielo. Il 4-0 con l’Udinese dello scorso anno anche (era la quinta giornata), molto simile alla partita di ieri. Poi ci fu una ripresa e arrivammo in finale di Europa League.

E quest’anno? Ci rialzeremo come in passato? Metteremo un punto e ripartiremo come se niente fosse successo? Campionato compromesso? No, non ancora. C’è tempo ma c’è la voglia? E la forza?
Chi vivrà vedrà.

Minuto zero
La partita si decide qui, in questi momenti. Avevo un allenatore, grande esperienza nelle giovanili, sicuramente il più bravo mister che abbia incontrato. Faceva giocare la sua squadra in modo che sembravamo essere uno in più in mezzo al campo. Si arrabbiava se prima del match non ci vedeva con lo sguardo “giusto” e ci diceva sempre che le partite si vincono prima nello spogliatoio e poi durante l’entrata in campo da come guardi l’avversario. All’inizio non capivo il significato ma poi con il tempo ho compreso cosa intendesse. Ieri secondo me la Roma la perde qui e anche dopo nel tunnel.



È mancata la convinzione sin dal calcio d’inizio perché già dalle prime battute avevamo visto una squadra impaurita, incapace di contrastare il pressing avversario rifugiandosi solo in lanci lunghi per giunta sbagliati.
Ed è proprio da uno di questi che nasce il vantaggio dopo appena cinque minuti. Partenza dal basso su rimessa dal fondo.



La palla arriva a Spinazzola che non ha sbocchi. Paredes cammina invece di corrergli incontro. Pellegrini va lungolinea cercando una linea di passaggio che porterebbe al massimo a un fallo subito. Leo la tocca di esterno tirandola addosso all’avversario e sulla respinta che gli arriva cosa fa?



La colpisce di testa sbagliando l’appoggio verso Pellegrini. L’avversario la ribatte male e lui sbaglia per la terza volta. Fate caso alla posizione di Paredes in entrambi i fotogrammi (sopra e sotto). Ha fatto mezzo passo avanti ma è comunque fermo. A differenza degli altri che sono in movimento lui è proprio immobile. Sta guardando la partita da spettatore.



L’errore grave, oltre che tecnico (tre passaggi sbagliati di fila neanche nei pulcini) è mentale perché lui non si accorge che Lukaku è alle spalle del difensore al quale ha appena regalato il pallone ma parte in progressione in un contropiede immaginario.
In contropiede invece ci prende la retroguardia giallorossa che viene infilata facile facile. E Paredes? È ancora fermo nello stesso punto.



Verrebbe voglia di fermarsi qui con l’analisi. Sono passati neanche cinque minuti e si registrano già errori di posizione, tecnici e di concentrazione (il discorso che faceva il mio allenatore…)
Passiamo al pareggio adesso. Secondo la mia teoria Spinazzola sbaglia il cross. Vi spiego il perché. Nel momento in cui si ferma di colpo, volge uno sguardo al centro e si accorge del posizionamento dei compagni.





Dal modo in cui si coordina, ponendo il corpo all’indietro, non cerca il cross tagliato verso Lukaku ma la testa di Kristensen per una potenziale sponda (non è la prima volta che accade in quanto il danese si inserisce spesso a cercare la torre). Per Lukaku è lunga, per Rasmus è corta. È perfetta invece per Cristante che fa la cosa che gli riesce meglio, inserirsi come faceva con l’Atalanta quando giocava trequartista.
Il nuovo vantaggio del Genoa è un errore globale che evidenzia tutti i problemi di questa Roma.
Il primo errore è di Dybala. Riceve palla e invece di appoggiarla di prima la perde in malo modo.



L’azione riprende. Ci sono tanti uomini giallorossi a copertura ma nessuno fa la cosa giusta. Bove si fa saltare facile.



Kristensen pure.



Paredes neanche a dirlo. Il suo movimento lascia un buco a centrocampo. In quella zona se decidi di intervenire devi farlo con criterio. Fai fallo, come ti pare ma devi essere convinto altrimenti succede che ti saltano come un birillo.



Tutto il resto è noia, direbbe il buon Califano. Magari fosse solo noia. Ieri sera a fine partita non è calato solo il sipario. È piovuto di tutto.
A mio avviso è sbagliato il disfattismo così come è sbagliato il “vatuttobenismo”, passatemi il termine. Ci vuole sempre equilibrio in tutto ciò che si fa, nella vita stessa è fondamentale. Nel calcio se mancano gli equilibri non si vince. Il primo anno abbiamo fatto un campionato mediocre ma vinto un trofeo europeo se pur di minor caratura. La Roma che affrontava le partite di coppe, dopo i gironi intendo, aveva inquadrato l’obiettivo e trovato il suo equilibrio contro squadre alla portata. Potremmo dire che ha fatto il suo e lo ha fatto bene. L’anno scorso altro campionato mediocre ma seconda finale europea (stavolta più importante). Anche qui la Roma aveva trovato un certo equilibrio nonostante tutte le difficoltà dovute agli infortuni e al mancato apporto di gol dei due centravanti. Questo doveva essere l’anno della consacrazione e ci ritroviamo dopo la sesta giornata a porci domande sul futuro tecnico della Roma. Nessuno si aspettava questo e non ci meritavamo una situazione del genere.

Una Roma involuta in difesa e a centrocampo, costretta a palloni buttati a caso verso gli attaccanti con nessuno che segue l’azione (se non il povero Cristante). Da inizio campionato che ci ostiniamo alla ricerca di una partenza dal basso in stile Brighton, con degli interpreti non adatti e soprattutto con un allenatore che non lo hai mai fatto in modo così estremo.

La pazienza viene meno, la frustrazione ci inonda ma la speranza, quella non muore mai.

Forza Roma sempre.
Ad maiora.


Emiliano Petrone








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