Eh già perché un campo del genere non lo vedevo dai tempi delle finali allo storico Stadio degli Eucalipti, dietro viale Marconi (oggi chiamato Stadio Alfredo Berra). All’epoca, e parlo di inizi anni 90, quando i campi erano ancora di pozzolana e solo pochi impianti potevano vantare la morbida erbetta, giocare in quello stadio era davvero tanta roba. Ricordo ancora le scivolate senza la paura di finire in prognosi riservata. Tuffarsi di testa su un cross senza il timore di ritrovarsi senza capezzoli e con le stigmate alle mani. Poi però, finite queste belle cosette, il campo non era in perfette condizioni anzi. Buche e anche tante, zone con l’erba giallastra e secca, zone senz’erba proprio, zone dove l’erba invece era più alta e si affondavano gli scarpini. Era comunque bellissimo giocarci ma qui, qui siamo in serie A e certe cose non dovrebbero vedersi.
Finito questo simpatico preambolo passiamo al dunque. Potevamo uscire con i tre punti in tasca e lo stavamo facendo grazie a una prestazione accorta e un assetto equilibrato. Alla fine, è arrivata la doccia fredda che ci ha lasciati, ancora una volta, con l’amaro in bocca. Una Roma che quest’anno può affidarsi alle giocate offensive dei suoi campioni, in grado di sbloccarla con bastone o carota, non riesce a sfruttare questo fattore. Lo scorso anno è proprio ciò che ci è mancato ma in compenso avevamo una difesa ai limiti della perfezione. Speriamo che con il rientro di Smalling si ritorni ad avere quel muro difensivo che tanto ci manca perché ora, con BigRom a spaccare la porta avversaria, saremmo davvero una bella corazzata.
34’ minuto – occasione TorinoRadonjic riceve palla sul vertice sinistro, punta Mancini verso l’interno. Gianluca non abbocca alla finta e lo segue cercando di chiudergli lo spazio per tirare.
S’intromette Paredes con un intervento in scivolata che lascia (per lo meno il sottoscritto) senza parole.
Il tentativo dell’argentino ha poco senso. Mancini lo sta seguendo a distanza e l’intervento manda fuori tempo anche lui. Radonjic ha così lo spazio per accentrarsi ancora meglio e caricare il tiro. Per fortuna la conclusione è centrale e finisce tra le braccia di Rui Patricio.
0-1 Lukaku – Vantaggio RomaL’azione del vantaggio giallorossa è frutto di ottimi movimenti offensivi a partire da quello di Kristensen che, dopo aver battuto il fallo laterale, aggredisce lo spazio in diagonale pronto a ricevere un’eventuale sponda di testa di Cristante.
Il centrocampista giallorosso riesce a tenere palla nonostante la stretta marcatura dell’avversario e il precedente movimento del danese libera la corsia di sinistra per Dybala.
La Joya riceve palla e senza pensarci, la tocca in mezzo all’area dove Rasmus è in anticipo sul suo marcatore.
Lukaku già immagina dove potrà finire quella palla e sposta l’avversario con un colpo d’anca.
La sfera arriva esattamente dove vuole lui. Sponda con il corpo, la posizione della porta l’ha già memorizzata e sa che il portiere si aspetta il tiro sul palo lungo. Lui si gira e la calcia al centro senza troppi fronzoli. L’urlo improvviso mina il mio matrimonio. Non sono poche le parolacce che mi arrivano dalla consorte, intenta a raccogliere il cellulare caduto per lo spavento (per fortuna sul letto).
1-1 pareggio del ToroPunizione dalla trequarti. La difesa è in linea. Non ci sono possibilità che il pallone subisca una traiettoria diversa da quella d’uscita visto che a calciare c’è un mancino. L’altro è fermo e difficilmente potrà batterla lui.
Quesito numero uno: Il portiere è ben posizionato? Su un calcio di punizione da quella distanza, con la probabilità che il cross venga fatto al centro o sul secondo palo, non sarebbe stato meglio farsi trovare qualche passo più avanti?
Se Rui si fosse posizionato alla fine della piccola area, avrebbe avuto il tempo di intervenire in entrambi i casi e per assurdo anche in caso di tiro (cosa improbabile vista la rincorsa blanda)?
Quando parte il cross purtroppo non ha più il tempo di uscire e quindi torna dentro la porta.
Mancini cade e N’Dicka si fa scavalcare dal pallone che arriva sulla testa di Zapata (non lo quotavano nemmeno un suo gol contro la Roma, troppo facile).
Un tiro di testa da quella distanza è quasi impossibile da intercettare e Zapata la incorna esattamente sulla riga della piccola area.
Adesso facciamo un giochino. Riprendiamo i primi due fermo immagine e spostiamo Rui Patricio più avanti dove, a mio avviso, un portiere dovrebbe mettersi su un calcio di punizione del genere.
Quesito numero due: Secondo voi, in questo modo avrà il tempo per uscire su quel pallone trovandosi più avanti?
Un vecchio allenatore dei portieri (io facevo il centravanti ma ricordo benissimo le sue parole) diceva sempre o meglio gridava sempre: “Nella piccola area la palla deve essere sempre la tua. Se prendi gol da lì, è colpa tua!”. Forse un dogma esagerato, non ricollegabile a tutte le situazioni ma quando ho rivisto questo gol, ho risentito nelle orecchie quella voce indimenticabile.
Il terzo quesito che mi continua a balenare in testa (non che io abbia nulla contro Rui Patricio ma penso sempre al bene della Roma in primis), è questo: un portiere “più coraggioso” o “più reattivo”, come preferite, avrebbe fatto la sua stessa scelta o avrebbe sparecchiato la tavola urlando come un pazzo “mia!!!”.
Inutile piangere sul latte versato. Giovedì si va di nuovo in campo con un solo obiettivo: vincere.
Una Roma che mi è apparsa comunque in crescita. Per buona parte avevo rivisto l’assetto difensivo accorto e concentrato dello scorso anno nonostante i molti interpreti nuovi. Llorente lo scorso anno era sempre impiegato al posto di Ibanez. Ndicka è arrivato da poco, Kristensen anche, per giunta da campionati dove si difende in modo completamente diverso dal nostro.
A Torino non sarà facile per nessuno, soprattutto se le condizioni del campo saranno sempre le stesse. Noi andiamo avanti per la nostra strada, con la solita incrollabile fede e con il solito infinito Amore.
Forza Roma sempre.
Ad maiora.
Emiliano Petrone