Nicolas Burdisso: Il Bandito (con video)
a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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133154 "Si gioca come si vive, è la mia filosofia di vita. Non puoi nascondere ciò che sei in campo, e sono contento di aver trasmesso questo concetto mentre giocavo.”
Quello che molti non hanno capito del tifoso giallorosso è che non pretende di vedere in campo una squadra di fenomeni che vince ogni partita e si porta a casa almeno un trofeo a stagione. È importante, almeno per me, che i giocatori diano sempre il 100 %, anche se tecnicamente non sono i migliori migliori al mondo nel proprio ruolo. Per questo non potevo non innamorarmi della grinta argentina di Nicolas Burdisso, arrivato a Roma nell’anonimato e divenuto colonna portante della difesa giallorossa per ben 4 stagioni e mezzo. Un giocatore straordinario, non tanto dal punto di vista tecnico quanto più caratteriale, visto che ha sempre dato il massimo per questi colori comportandosi in campo come farebbe un vero capitano: incitando i compagni e sudando la maglia fino all’ultimo secondo.
Nato il 12 aprile 1981 nella località argentina di Altos de Chipion, Burdisso inizia a giocare a calcio nel 1997 nelle giovanili del Boca Juniors, sviluppando una discreta capacità non solo negli interventi difensivi ma anche nel costruire la manovra dalle retrovie. Questo gli permise in poco tempo di scalare le gerarchie, ed infatti dopo soli due anni il giocatore viene inserito stabilmente nella rosa della prima squadra. Dopo una prima stagione d’ambientamento con 11 presenze complessive, Burdisso riesce a guadagnarsi finalmente il posto da titolare, e nella seconda stagione da professionista colleziona non solo 31 presenze e 2 gol, ma anche i primi tre trofei ufficiali della sua carriera: il campionato argentino, la Coppa Libertadores e la coppa Intercontinentale contro il Real Madrid.
Il 7 Agosto 2001 la squadra argentina partecipa a una amichevole inaugurale contro una squadra che qualche anno più tardi farà parte della carriera (e del cuore) dello stesso difensore: la Roma di Fabio Capello, che da neo scudettata batte il Boca 3-1 davanti a una cornice di pubblico a dir poco incredibile.
Nei successivi 3 anni fino all’estate del 2004 Burdisso diventa una colonna portante della difesa argentina, conquistando le prime convocazioni nella Nazionale Under 21 e vincendo un'altra Coppa Libertadores nel 2001 e ripetendo il “triplete” nel 2003 con campionato, coppa e trofeo intercontinentale.
Dopo 164 presenze e 6 gol, all’eta di 23 anni, è arrivato il momento di fare il grande salto, destinazione Inter di Massimo Moratti. Ma nel momento di svolta della carriera, accade qualcosa di inaspettato.
LA MALATTIA DELLA FIGLIA
Il giocatore arriva in Italia e prende subito la maglia numero 3, che verrà tolta nel 2006 dopo la morte di Facchetti il che lo rende l’ultimo ad aver indossato tale numero con il club nerazzurro. Dopo le prime positive presenze sia in campionato che in Champions League, arriva la chiamata che nessuno vorrebbe mai ricevere. La piccola Angelina, figlia del giocatore argentino, ha la leucemia. Burdisso va in confusione totale, sa bene che stando in Italia non potrebbe mai aiutare e sostenere la figlia come un padre dovrebbe fare, e quindi decide di prendere una scelta drastica: si incontra col presidente Moratti e chiede la rescissione del contratto, per tornare in Argentina ad assistere la figlia malata. Il patron nerazzurro, capita la gravità della situazione, decide non solo di lasciar partire il giocatore, ma di mantenergli il contratto attivo anche senza la possibilità di giocare. Un gesto a dir poco incredibile e commovente che, sono convinto, non tutti avrebbero fatto. Burdisso quindi torna in Argentina e per 6 mesi resta vicino alla sua piccola, che per fortuna dopo tante cure e chemioterapia, riesce a sconfiggere questo brutto male.
Tornato quindi in Italia nell’autunno del 2005, il giocatore viene messo in campo il 16 ottobre contro il Livorno, venendo accolto da una standing ovattino di tutto il pubblico nerazzurro.
Da quel giorno in poi Burdisso ritrova il campo con sempre più continuità, giocando molte partite da titolare e segnando la bellezza di 6 gol nella stagione 2006/07. Una stagione tuttavia macchiata da un brutto gesto compiuto nell’eliminazione europea dell’Inter a Valencia, un pugno diretto ad un avversario che gli costò ben 6 giorni di squalifica da ogni competizione europea. La stagione successiva, con l’acquisto del centrale Chivu proprio dalla Roma, Burdisso comincia a trovare sempre meno spazio, entrando spesso dalla panchina e non trovando più la continuità di un tempo. Dopo aver collezionato 139 presenze e aver vinto 4 scudetti, 2 Coppe Italia e 4 Supercoppe, arriva il momento di provare una nuova esperienza: La Roma di Luciano Spalletti.
LA RINASCITA IN GIALLOROSSO
In quel momento infatti i giallorossi avevano un grandissimo bisogno di un centrale esperto che conoscesse il campionato, e i nerazzurri decidono quindi di cederlo in prestito gratuito fino alla fine della stagione. Arrivato con qualche mugugno per via del suo passato in nerazzurro, Burdisso esordisce subito contro il Genoa perdendo per 3-2 ma rendendosi protagonista di una prestazione più che dignitosa. Dopo le dimissioni di Spalletti e l’arrivo in panchina di Ranieri, Burdisso viene confermato titolare al centro della difesa, passando dall’essere una semplice riserva al perno di tutta la difesa. L’argentino dimostra in campo una grinta fuori dal comune, unita a un'ottima precisione nei passaggi e un'attenzione costante in mezzo al campo, e grazie a ben 44 presenze in campionato e 2 gol a Palermo e Parma contribuisce ad un sogno scudetto che fino alle ultime giornate sembrava destinato a diventare realtà. Nella stagione successiva, dopo un lungo tira e molla col club nerazzurro, il giocatore viene acquistato a titolo definitivo gli ultimi giorni di mercato, e nonostante una brutta espulsione alla seconda giornata contro il Cagliari, si rende protagonista di una stagione più che positiva. In campionato arriveranno due gol in casa contro il Lecce e nella disastrosa trasferta di Genova, che contribuiranno alla sua conferma anche dopo l’enorme rivoluzione della cordata americana al momento del suo arrivo. Nonostante un iniziale gol allo Stadio Olimpico contro il Milan però la stagione 2011/12 sarà totalmente da dimenticare: il 15 novembre infatti il giocatore riporta la rottura del legamento crociato in nazionale, e sarà costretto a saltare praticamente tutta l’annata. Questo infortunio inoltre segnerà la fine della sua esperienza in nazionale, vissuta da protagonista dal 2003 al 2011 con ben 49 presenze e 2 gol complessivi. Nell’estate successiva, per cautelarsi di fronte a possibili ricadute, la Roma acquista i due brasiliani Leandro Castan e Marquinhos, che diventeranno in poco tempo gli effettivi titolari della difesa. Nonostante ciò Burdisso riesce comunque a ritagliarsi un discreto spazio, totalizzando 29 presenze e un altro gol in casa contro il Milan, questa volta però decisivo al risultato finale. La stagione dopo, con l’arrivo di Garcia in panchina, l’argentino comincerà a trovare sempre meno spazio, anche per merito della coppia Benatia-Castan che porterà l’allenatore a non cambiarli praticamente mai. Nel mercato invernale 2014, dopo 131 presenze e 6 gol, Burdisso decide di andarsene per ritrovare lo spazio di un tempo, venendo salutato dai tifosi in una maniera a dir poco calorosa.
GENOA
Il giocatore decide di andarsene al Genoa di Preziosi, e complice il calo di aspettative e di obiettivi diventa subito il perno della difesa. Grinta, sudore e polmoni, Burdisso riesce in poco tempo a far innamorare tutti, e dopo solo una stagione diventa il capitano della squadra rossoblu. Col Genoa Burdisso resterà per ben 3 stagioni e mezzo, ritrovando la qualità di un tempo e totalizzando ben 113 presenze senza però trovare la via del gol.
TORINO
Alla fine della stagione 2016/17, a 35 anni, Burdisso decide di provare un'ultima esperienza italiana al Torino, giocando comunque 25 partite senza demeritare particolarmente. Il fisico però, come era prevedibile, comincia a creare qualche problema, e poco dopo l’inizio della stagione successiva Burdisso annuncia su tutti i social il ritiro dal calcio professionistico, vissuto per gran parte nel campionato italiano.
Per continuare a rimanere nell’ambito sportivo, Burdisso è diventato il 17 dicembre 2018 il direttore sportivo del Boca Juniors, club che lo ha fatto crescere e diventare un giocatore vero.
In conclusione, cos’altro si può aggiungere su un giocatore come Nicolas Burdisso? È stato indubbiamente uno dei principali protagonisti della cavalcata scudetto del 2010, e ricordo molto bene che al momento del suo arrivo ero uno dei pochi felice di vederlo in maglia giallorossa. Con noi e in generale in tutta la sua carriera, Burdisso ha vissuto momenti indimenticabili e altri rivedibili, senza mai però “tirare indietro la gamba” sia letteralmente che mentalmente. Un vero e proprio difensore argentino, o per meglio dire, un vero Bandito. Auguri Scarface!!
Emanuele Grilli