La Sfera dei Capricci

La sfera dei capricci: Ho visto cose…

Una rubrica di Franco Costantini
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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O Sfera che governi
del calcio il paradosso,
ispira versi eterni
al vate giallorosso…


Ho visto cose che chi non tifa Roma non può nemmeno immaginare…
Ho visto una squadra da combattimento, ridotta in dieci, espugnare con irrisoria facilità i bastioni friuliani.
Ho visto Zaniolo balenare tre volte nel buio, disperdendo gli oscuri vaneggiamenti capelliani.
Ho visto Pastore giocare bene due gare consecutive, cosa che mai gli era successo in carriera, nemmeno a 6 anni nelle partitelle ai Salesiani.
Ho visto Smalling giganteggiare, in barba al suo cognome da lillipuziani…
E non voglio - no, non voglio - che tutti questi momenti vadano perduti nel tempo, come la realtà nei fischi di Collum…
È tempo di tifare.


*

Roma Moenchengladbach 1-[1?]

Dopo l’inusitato epilogo della gara, con il rigore inventato da William Collum, ho composto un formidabile distico in rima baciata, in cui paragonavo l’arbitro scozzese a un personaggio di Tolkien: lo sventurato Gollum. Quest’ultimo, grazie al suo “tessoro”, poteva rendere invisibile il visibile; il primo è in grado di fare il contrario: vedere ciò che non esiste.
Il mio avvocato, peraltro, mi suggerisce di “criptare”, nel distico, le parole che potrebbero costarmi un’incriminazione. Ecco dunque i due versi debitamente censurati:

Xx xxxx xxxxx xx xxxxx xxxxxxx Collum,
xxxxx xx xxxxx x xxxxxxx xxxx Gollum.



Ma basta parlare dell’arbitro. Ho visto una Roma che, sebbene ancor lontana da un gioco davvero convincente, ha lottato su ogni palla contro i primi della Bundesliga. E avrebbe ampiamente meritato di vincere. D’altra parte, ho sentito un tifoso affermare quanto segue: «non dobbiamo essere subalterni alla codificazione delle ingiustizie; questa, pertanto, va ricordata come una vittoria».
Per dirla in distico:


Lo sfogo del tifoso a legge è assurto:
«Abbiamo vinto, tutto il resto è furto».

*

Roma Milan 2-1

Le due reti giallorosse meritano l’onore degli endecasillabi. Eccole trasposte in quartine (qui “Vertù”, naturalmente, è l’italianizzazione di Veretout).

Su corner di “Vertù”, la palla alta
Mancini incoccia lesto, e la prolunga
sul palo opposto, dove Dzeko salta
e mette in rete: l’uno a zero giunga!

Il pressing alto della Roma induce
Calabria a errore, Dzeko si inserisce,
Musacchio sporca l’assist, e dà luce
a Nicolò, che di mancîn colpisce!

*

Gli anagrammi della settimana

1.
Poco prima della partita con il Milan, ho cercato un anagramma-pronostico. Eccolo:
Roma Milan, ottobre Duemiladiciannove

→ Batterò il “nemico” (diavoli… e Donnarumma!)

2.
Subito dopo la partita (sempre quella col Milan), ho voluto fare un omaggio enigmistico all’eccellente prestazione del nostro numero 22.

Azioni Roma-Milan?
→ N’ammirai Zaniolo!

3.
Riguardando i primi due anagrammi, mi è sembrato avessero un tono eccessivamente “euforico”. E allora mi sono detto: troviamone uno che ci riporti con i piedi per terra, ridimensionando l’impresa compiuta…

La Roma s’avviò! E s’illumina!
→ «Ma suvvia, era solo il Milan…»

*

Udinese Roma 0-4

Il quarto posto - ai miei occhi - è ancora un sogno, per non dire un’utopia. Ci sono almeno quattro squadre (Juve, Inter, Napoli e Atalanta) che mi sembrano più “attrezzate” della nostra. Ma sognare è lecito; tanto più che al quarto posto - almeno per ora - ci siamo noi.
“Quattro” è un numero davvero fatidico. Anche per l’allenatore dei friulani, che quindici anni or sono dovette subire dalla Roma un altro impietoso 4-0. Allora (anno 2004) Tudor era ancora un giocatore, e la sua casacca era bianconera come quella dell’Udinese…
(Perdonatemi l’autocitazione: intendo celebrare questo 4-0 con tre quartine tratte dal terzo Canto di “Totteide”. N.B.: nel sesto verso, “rimasa” è variante poetica di “rimasta”; cfr. Dante, Paradiso, XXI, 124-126: «Poca vita mortal m’era rimasa, quando fui chiesto e tratto a quel cappello / che pur di male in peggio si travasa»).


Otto febbraio: vinse quattro a zero
la Roma su la Juve, e dal dischetto
la firma appose pure il Condottiero
(fu palo-rete, diagonâl perfetto).

Ma quella gara per un quid curioso
ne la memoria storica è rimasa,
ché Totti a Tudor protestante e iroso
fé cenni a dire «zitti, quattro e casa».

Fu mimo leggendario il Capitano:
un indice sul labbro, quattro dita
alzate, e infine il dorso de la mano
due volte mosso ad indicar l’uscita…



Franco Costantini





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