Il 16 luglio 2014 molto probabilmente non verrà ricordata
come una data cruciale della storia d'Italia. Ma è, invece, una data
fondamentale nel percorso della Roma americana. Quel giorno uscì il comunicato
che ufficializzò il passaggio di Juan Manuel Iturbe alla Roma "a
fronte di un corrispettivo di € 22 milioni". L’accordo prevedeva
anche "il riconoscimento di un corrispettivo variabile, fino ad un massimo
di 2,5 milioni di euro, per bonus legati al raggiungimento da parte
dell’A.S.Roma di determinati obiettivi sportivi".
Le grandi società di calcio che hanno a disposizione enormi
budget (Manchester City, Bayern Monaco, Paris Saint-Germain) possono
permettersi di sbagliare un acquisto di oltre 20 milioni. Ma la Roma, che non è
grande società, non se lo può permettere. Un giocatore pagato così tanto (l'acquisto
più caro della Roma americana) deve fare la differenza, deve far fare alla
squadra il salto di qualità. Cosa che Iturbe non ha minimamente fatto.
Nelle sue 68 presenze con la maglia della Roma, Iturbe ha
messo a segno appena 5 gol e 5 assist. In pratica, la Roma ha pagato 2,2
milioni per ogni giocata decisiva del calciatore dal luglio 2014 ad oggi (senza
considerare il bonus legato al raggiungimento da parte della squadra a
determinati obiettivi sportivi).
La colpa di quell'operazione, ovviamente, non è di Iturbe ma,
soprattutto, del direttore sportivo della Roma del tempo, Walter Sabatini,
che insistette così tanto per un giocatore normale. Se la Roma vuole diventare
una grande squadra, deve imparare a spendere in maniera decisamente migliore le
sue risorse economiche. La speranza dei tifosi è che il nuovo ds Massara
rappresenti questa svolta.
Giacomo Cangi