Corriere dello Sport (F.M.Splendore) – Pare ci sia una solo
persona, a Montpellier, intimamente convinta di poter ricevere un regalo
prodigioso dal proprio fisico aspettando sabato mattina per l’ultimo
responso sulla sua presenza in panchina a
Germania-Italia. Avete capito
di chi stiamo parlando: quella persona è il diretto interessato,
Daniele
De Rossi. E avrete anche capito che solo di panchina si può parlare,
solo questa può essere l’estrema sfida del centrocampista della
Roma e
della
Nazionale, che oggi si sveglierà cominciando il suo quarto giorno
di stop dopo Italia Spagna di lunedì pomeriggio allo Stade de France. Il
violento trauma contusivo alla coscia sinistra lo ha costretto a
fermarsi (nel comunicato letto in conferenza l’altro ieri il professor
Castellacci aveva parlato di coscia destra, ma solo perché si era
lasciato appena alle spalle il discorso sulle condizioni di Candreva,
che il guaio in effetti lo ha da quella parte). Giorno dopo giorno la
situazione è stata monitorata, anche tenendosi in contatto – come si fa
in questi casi – con lo staff sanitario della Roma. Ma gli esami di
martedì avevano immediatamente fatto capire che la situazione non poteva
lasciar spazio a
ottimismo: solo quello 0,1, quel barlume che si tiene
in campo medico perché alla risposta prodigiosa del corpo di un singolo
calciatore non c’è mai fine. Diventa un fatto troppo personale per
omologarlo. Ma la “vecchietta” – si chiama così in gergo, la ginocchiata
sul vasto laterale in tensione – è la vecchietta e quindi da certi
parametri non si può sfuggire. E’ brutta, sporca e cattiva: verrebbe da
dire… come questa Nazionale, per rimarcarne l’ostinazione.
LA VOGLIA MATTA – Quello che sta animando Daniele De
Rossi e qualcosa potrà certo trasferire dalla testa al corpo, è la sua
determinazione, la sua voglia, il suo dna di calciatore che non molla
mai e se proprio deve mollare molla per ultimo. Ieri mattina, alle 9,
era già in palestra per svolgere il suo programma di lavoro. Sta
giocando un grandissimo Europeo dopo aver rischiato di non far parte
della spedizione. E’ uno dei veterani azzurri, il centrocampista che ha
segnato di più nella storia della Nazionale (18 gol, a due da un signore
che ricordiamo tutti molto bene e che di professione faceva
l’attaccante: Paolo Rossi). Dentro questo spirito che Conte ha creato
nella sua Italia, De Rossi ci sta benissimo. C’è la sua storia, è il suo
pane. L’idea di doversi arrendere lo manda al manicomio. Ma stavolta
tutto sembra più forte di lui e del suo spirito da guerriero.
MALEDIZIONE – Il centrocampo azzurro è stato
martoriato da prima dell’Europeo: Verratti, Marchisio, Montolivo, tutti
ko. Poi durante la manifestazione Candreva, lui più out ancora di De
Rossi. Poi è arrivata la squalifica di Thiago Motta per il colpo a
Fabregas. Il reparto si è progressivamente assottigliato sotto gli occhi
del ct. Ieri per la prima volta De Rossi ha provato a calciare, ma da
fermo. A 48 ore dal match, è poco. A Daniele però, basta per aggrapparsi
disperatamente a una speranza. E domani mattina vuole riprovare. Ma
sperare in cosa? Meglio chiarirlo bene, una cosa soltanto, la panchina:
che sarebbe l’unico miracolo possibile. Per regalarsi una ipotesi di
cambio altrimenti inesistente sulla mediana, visto che Sturaro sarà
negli undici, a fare l’alfiere con Giaccherini. E in mezzo Parolo, play
un po’ adattato. De Rossi sarebbe per Conte anche un rigorista in più.
Daniele pensa solo a quello: a fare l’estremo tentativo domani mattina
per poter dire che in panchina si può provare ad andare. E’ un sogno,
una chimera. E’ sfidare la logica. Ma si è Daniele De Rossi anche per
questo.