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Analisi della seconda parte della Stagione giallorossa

di Matteo Bianchetti
Redazione de Il Legionario
inserita 5 anni fa
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7:00
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La stagione giallorossa si chiude nel peggiore dei modi: fuori dalla Champions League e con gli addii di De Rossi e Ranieri.

Il 2018 ci aveva lasciato un segnale di rinascita, con la squadra che sembrava iniziare a seguire i dettami di Di Francesco e così era iniziato anche il 2019: la Roma, che dall’anno precedente aveva perso sicurezza difensiva, aveva acquisito la sfacciataggine del gioco del mister abruzzese perdendo così il forte equilibrio caratteristico della stagione 2017/2018.

I primi risultati del girone di ritorno davano ragione a Di Francesco, tanti gol fatti, tanti gol subiti, ma i 3 punti si vedevano con più frequenza rispetto al girone d’andata. Questo è lo scenario giallorosso fino al tracollo, la partita di Coppa Italia contro la Fiorentina. La Roma inizia a perdere le certezze, è insicura, Di Fra non ha più l’appoggio della dirigenza e dei giocatori, ma si va avanti fino alla sconfitta nel derby per 3 a 0 e all’uscita dalla Champions League contro il Porto.

Cadono Di Francesco e Monchi, con una Roma che sembrava ormai persa arriva il bagliore di luce, Mister Ranieri, che ha portato infine all’Europa League, ma soprattutto a far emergere, finalmente, le sporche verità delle vicende dirigenziali.

Da un punto di vista del gioco non cambia molto, per la maggior parte delle partite si vede una Roma non bella ma che almeno non subisce valanghe di gol dagli avversari, un attacco timido e meno velocità. La seconda, breve, gestione Ranieri parte da pochi punti saldi: Mirante al posto di un incerto Olsen, la difesa bassa che ha aiutato Fazio, meno bel gioco, più concretezza. Questa nuova impostazione ha dato fiducia alla vecchia guardia, i più positivi sono infatti Mirante, Fazio, Kolarov, De Rossi ed El Shaarawy (il migliore di tutta la stagione giallorossa). I giovani hanno avuto l’opportunità di mettersi in mostra, dando una mano alla squadra, come Cristante, Kluivert, Zaniolo e Pellegrini, e di iniziare un percorso di maturazione che verrà portato avanti dal futuro allenatore. Inoltre i continui infortunati hanno minato il lavoro prima di Di Francesco e poi di Ranieri, quest’ultimo ha dovuto lottare per comporre la formazione titolare nelle prime gare di marzo e aprile senza Dzeko, De Rossi, Pellegrini, Perotti, Manolas, Under e infine Zaniolo.

Purtroppo il mancato obiettivo della qualificazione in Champions League e i risultati non proprio entusiasmanti del girone di ritorno mettono in mostra una Roma costruita male, da Monchi, e tolgono qualche responsabilità a Di Francesco, ma non quella di essere stato troppo accondiscente verso la società. Negativi, infatti, la maggior parte degli acquisti del direttore sportivo spagnolo: Olsen, Marcano, Nzonzi, Pastore, Schick, gli sfortunati Santon e Karsdorp, i non pervenuti Coric, Fuzato e Bianda.

L’addio di De Rossi lascia scoperto il centrocampo ma soprattutto una figura importante all’interno dello spogliatoio, una certezza dei compagni di squadra e del popolo giallorosso, il capitano.

Adesso siamo di fronte ad un’altra rivoluzione, con la speranza che sia quella giusta…


Matteo Bianchetti


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