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GialloRosso Malpelo

“Rosso Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo.” A cura di Antonio Pastore
Redazione de Il Legionario
inserita 3 anni fa
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Ve la ricordate la novella del Verga? Cosa c’entra con la nostra Roma? Qual è il nesso?

Il nesso, seppure non facilmente individuabile, c’è. Su questa squadra regna un pregiudizio da parte di tutti: giornalisti, opinionisti, programmi televisivi, tifosi. L’esito della stagione si conosce già ad agosto e non si azzardassero a tentare exploit o a convincere con un gran bel gioco! Subito bisogna tappare le ali ad un entusiasmo che, seppure minimo, è la ovvia conseguenza del percorso che si stava facendo fino a poche settimane fa.

Ecco, fino a poche settimane fa. Perché quel pregiudizio esposto sopra che colpisce a volte anche noi, colpisce anche loro, i calciatori.
Come può una squadra che ha fatto del bel gioco e del movimento la sua carta d’identità, regalare al Milan 20 minuti di una partita che doveva essere quella della svolta? Come si può entrare in campo in quel modo? Una squadra completamente vuota, che non dimostra nemmeno un briciolo di attaccamento alla maglia e ai colori. Perché chi ha intenzione di sudare la maglia non può mai, per nessun motivo, approcciare ad una partita in quel modo.

Ci si potrebbe attaccare a tutto: al differente metro arbitrale, alla stanchezza, agli infortuni. Ma il tempo degli alibi è finito. Se sui 24 punti disponibili contro le big ne fai soltanto 3 non c’entrano tecnica, tattica e schemi. C’entrano testa, voglia e coraggio. Ieri si è vista soltanto paura. Paura di sognare, paura di crederci.

Si è vista mancanza di cattiveria in mezzo al campo (come ormai da anni); si sono visti dei giocatori impresentabili; si sono visti, questa volta, anche degli errori da parte dell’allenatore che ha peccato di ritardo nella gestione dei cambi. La formazione iniziale si può sbagliare, per carità. Ma perché non porvi rimedio dopo un primo tempo piatto e scialbo?

Si è vista, infine, l’assenza di una società che stenta a farsi rispettare nei salotti dove si parla di calcio e si decide di calcio. Esporre i torti ricevuti non significa diventare piagnoni, ma far capire che i danni subiti ci sono stati e non sono pochi.
Il pregiudizio rovina tutto. Se poi a questo pregiudizio prendono parte anche i diretti interessati allora non si può crescere, anzi. Da troppo tempo ormai pare esserci questa convinzione dentro e fuori Trigoria.

Si faccia in modo che la Roma, non sia più riconosciuta per essere la squadra che pecca di cattiveria e personalità perché questo pensiero sta diventando quasi definitivamente radicato e, così, si fa la fine di Rosso Malpelo.



Antonio Pastore






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