Il Romanista, quello vero... Bayer Leverkusen Roma
Di Emiliano Petrone
Redazione de Il Legionario
inserita 8 mesi fa
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3:00
3326 Il Romanista, quello vero s’intende, oggi lo riconosci dal sorriso orgoglioso che porta in giro. Lo riconosci perché non si nasconde al dialogo e ti parla guardandoti negli occhi, senza paura.
Il Romanista, quello vero s’intende, ieri sera potrà anche aver versato una lacrima ma non è mai caduta in terra, si è fermata sulla mano e si è asciugata con il calore che essa emanava. Perché il Romanista vero, proprio come quella lacrima, non cade mai a terra, magari barcolla, sembra stia per cedere ma con una forza quasi inumana si risolleva anche di fronte alle peggiori situazioni calcistiche.
Il Romanista, quello vero s’intende, oggi non si preoccupa di subirsi gli sfottò dei gemellati con chiunque, di coloro che continuano ad accumulare virtualmente trofei su trofei guardando le altre vincere e arrivare fino in fondo alle competizioni europee; il Romanista quello vero oggi ce gode a vedelli così, tutti insieme a fa festa come fosse il giorno della liberazione. Perché in effetti lo è stata, per loro, una liberazione. Immaginatevi come stavano dopo lo 0-2, me vié da ridere solo a pensacce. Quindi lasciamoli godé delle sventure altrui poiché gli è rimasto solo quello ormai.
Il Romanista, quello vero s’intende, oggi non è triste, non è avvilito, non è distrutto ma è consapevole. Consapevole che abbiamo sbattuto contro una squadra che quest’anno sfiora la perfezione tattica e tecnica, il quale ha dato 24 punti di distacco alla finalista di Champions League e 15 a quella che ha buttato fuori, con molta facilità, gli ottavisti della medesima competizione (mica capperi).
È consapevole e orgoglioso che la sua squadra, con tutti i limiti e i difetti (e non sono pochi), ha tenuto testa a questa corazzata che ancora non ha perso una partita e avrebbe perso ieri sera se non fosse accaduta quella disgrazia nel finale.
Disgrazia che fa parte della nostra storia, che spesso ci ha accompagnato in serate dove “è mancato davvero pochissimo”. Ma fa niente.
Negli ultimi anni c’è da dire che la Roma è cresciuta così a livello europeo che ti viene voglia di dire proprio “non fa niente perché il prossimo anno ci riprovo. Ci riprovo poiché questa squadra le coppe europee le onora nonostante tutto. Tira dritto anche se la sua federazione fa di tutto per creargli difficoltà e non viene mai incontro alle sue esigenze. Fa niente anche questo, sappiamo chi sono i “soliti noti”.
E quindi il Romanista, quello vero s’intende, oggi si ritrova a coccolare uno dei suoi calciatori più “belli”, più veri, più viscerali e che è stato uno dei principali artefici della notte di Tirana, dei cammini europei, del quarto di finale contro il Milan e dell’ultimo derby (ratto docet). E non fa niente Gianlù, purtroppo capita anche questo e a noi poi capita spesso. Non ti possiamo puntare il dito per un errore così come non lo possiamo puntare su Mile (ammesso che si possa parlare di errori) perché fino a quel momento, se stavamo ancora appesi al risultato, gran parte del merito era suo ma anche tuo (che ne avevi salvata una clamorosa a botta sicura).
Ma quindi il Romanista, quello vero s’intende, stamattina si è svegliato felice?
Non per il risultato ma sicuramente per essere nato Giallorosso. Perché esse della Roma è un vanto, lo è nelle vittorie (poche ma belle) e lo è nelle sconfitte (anche le più brutte). Perché noi siamo quelli che hanno la forza e l’orgoglio di cantare anche sul 7-1 senza battere ciglio… Ovunque e comunque.
Ora dovrei mettere i voti, ma per la prestazione o per il romanismo?
Perché ieri, a mio avviso, la Roma non ha giocato benissimo ed è andata spesso in difficoltà di fronte al ritmo pazzesco del Bayer, ma è stata brava a sfruttare l’onda “fortunata” del momento fino a quando, il fato, ha deciso di riprendersi tutto indietro e con gli interessi.
Però la Roma ha tirato fuori una voglia, una cattiveria agonistica, una furia caratteriale da testaccina purosangue. E quindi perché darei dei voti ai singoli quando la prestazione è stata totale di squadra come fosse un corpo unico. Poi ovvio che ci sono stati dei migliori (Svilar, Paredes, Angelinho, Mancini, N’Dicka), altri che hanno dato tutto nonostante le difficoltà (Cristante, El Sharaawy, Pellegrini, Azmoun, Bove), altri che potevano fare di più (Lukaku, Abraham e Smalling dopo il loro ingresso).
Un ultimo pensiero al Mister. La mossa del doppio terzino sinistro era stata talmente semplice da essere perfetta. Da quella parte il nano co le treccine era bloccato. Poi è arrivato il solito infortunio a sconvolgere i piani e chi è subentrato non è stato neanche lontanamente all’altezza della situazione, costringendo al sacrificio ancora una volta uno dei pochi che negli ultimi metri può fare la differenza (il faraone).
È andata così e sarà una nuova ferita che si è già rimarginata dopo 12 ore. Sarà una nuova storia da raccontare, storia che NOI abbiamo vissuto mentre gli altri passavano l’ennesima serata sul divano a fare l’unica cosa che gli riesce bene: guardare e gufare.
Il Romanista, quello vero s’intende, oggi tifa più di ieri, oggi pensa già alla prossima battaglia, cor core acceso da ‘na passione…
Ad maiora
Emiliano Petrone