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Mirko VUCINIC: il mosè giallorosso (con video)

a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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Mirko Vucinic è stato uno di quei giocatori particolari, che un po' come tutti a Roma ha vissuto momenti spettacolari e altri decisamente poco entusiasmanti. Forse per la sua provenienza, forse per il suo carattere, o semplicemente per le tante pressioni che la piazza romana porta ad ogni singolo giocatore.
In questo articolo cercherò come al solito di raccontarvi tutta la storia calcistica del giocatore montenegrino, partendo dagli inizi fino ad arrivare alla conclusione. Buona lettura.

INIZI
Mirko Vucinic nasce a Niksic (Nicsich), nel Montenegro, il 1° ottobre 1983, e fin da subito si capisce che il calcio potrebbe diventare il suo futuro. Dopo i primi inizi nelle varie giovanili del paese, il giovane montenegrino esordisce nel massimo campionato a soli 16 anni e un giorno, vestendo la maglia del Sutjeska (Sutiesca), e trovando al tempo stesso il suo primo gol in una competizione ufficiale.
Dotato fin da subito di grandi doti tecniche e una buona finalizzazione, Vucinic segna ben 4 gol in 9 presenze, facendosi notare con attenzione da numerosi club della penisola italiana. Uno fra tutti, il Lecce del ds Pantaleo Corvino.

LECCE
Stupito dalla sua prematura esplosione in terra natia, il ds giallorosso decide di portarlo in terra salentina nell’estate del 2000, con il club che decide inizialmente di fargli fare gavetta nel Campionato primavera. Esordisce in serie A il 18 febbraio 2001 proprio contro la Roma, scendendo in serie B la stagione successiva e trovando il primo gol ufficiale solamente due anni dopo, nella vittoria per 3-1 contro l’Ancona. Alla fine della stagione 2003/04 il bottino del montenegrino non è dei più esaltanti, con soli 6 gol segnati in 53 presenze. Ma l’arrivo di un nuovo allenatore, che da sempre ha fatto del gioco offensivo il suo punto di forza, cambierà per sempre la carriera del giovane attaccante. Sto parlando ovviamente del boemo Zdenek Zeman.
Con il suo arrivo infatti il montenegrino comincia a segnare gol a ripetizione, trovando addirittura una tripletta contro la Lazio ed eguagliando il record di Chevanton di gol segnati in una sola stagione, ben 19 (22 se consideriamo anche la Coppa Italia). La piazza, dapprima diffidente, comincia sempre di più ad amarlo, e il raggiungimento del 29° gol in serie A il 22 aprile 2006 contribuisce ad aumentare questo legame. Il giocatore infatti raggiunge Pasculli nella classifica dei migliori marcatori salentini nella storia della serie A.
Nonostante ciò però arriva una svolta improvvisa nella carriera del giocatore. Il Lecce infatti, nell’estate del 2006, ufficializza il suo passaggio in prestito alla Roma, che con l’età non più giovanissima di Montella aveva bisogno di un attaccante fresco che potesse far rifiatare il neo campione del mondo Francesco Totti.

ROMA
L’arrivo a Roma sembra essere la svolta definitiva nella carriera del giocatore, ma fin dai primi giorni le cose non vanno come previsto. Causa numerosi problemi fisici infatti il montenegrino è costretto ad operarsi e saltare quindi tutta la prima parte di campionato. Al rientro in campo, agli inizi del 2007 riesce subito a zittire le critiche con un gol decisivo in casa contro il Siena, il primo con la maglia giallorossa. Il gol gli permette di trovare più spazio e continuità, sia in Campionato che in Champions League. E il 4 aprile, in casa contro il Manchester United, riesce a trovare un gol strepitoso per il 2-1 giallorosso, che fa sognare i tifosi di raggiungere le semifinali della massima competizione europea. Sogno però trasformato in incubo solamente qualche giorno più tardi, nel tremendo 7-1 dell’Old Trafford.
2007/08
La stagione successiva, complice la fase altalenante di Mancini e la fiducia di Spalletti, Vucinic diventa a tutti gli effetti l’esterno titolare del 4-2-3-1 Spallettiano. Gran velocità e temperamento, il montenegrino riesce ad entrare perfettamente negli schemi del mister, riuscendo a fornire numerosi assist e a segnare gol importantissimi. Non si possono non citare le marcature nel derby d’andata, a San Siro e in casa contro il Milan, in Champions contro il Manchester e soprattutto al Bernabeu contro i Galacticos del Real Madrid. Probabilmente è questo l’episodio che fa scattare la scintilla tra il giocatore e i tifosi, ed è proprio qui che cominciai ad apprezzare le straordinarie qualità e la particolarità di questo giocatore.
2008/09
La stagione successiva, nonostante un calo generale di tutta la squadra, il montenegrino riesce a migliorare le sue statistiche, giocando meno partite ma trovando il gol in più occasioni, ben 17 tra campionato e coppe.
Da ricordare la strepitosa doppietta in casa contro il Chelsea, il gol capolavoro contro il Genoa, la doppietta contro il Milan e tanti gesti tecnici d’alta scuola. Al tempo stesso però arriva il primo episodio davvero grave della sua esperienza in giallorosso, il tremendo rigore sbagliato contro l’Arsenal che insieme a Tonetto ha costretto la Roma a una cocente eliminazione davanti a 60.000 spettatori. Ma nel complesso, la sua stagione è stata sicuramente positiva.
2009/10
I primi segni di incrinamento del rapporto tra giocatore e tifosi si confermano anche all’inizio della stagione 2009/10, con Spalletti prima e Ranieri poi. Dopo un iniziale gol ai preliminari di Europa League infatti il giocatore diventa improvvisamente un corpo estraneo, sbagliando gol a raffica e collezionando prestazioni insufficienti. Il primo gol stagionale arriva addirittura il 1° novembre 2009, con la Roma a soli 3 punti dalla zona retrocessione e per questo contestata anche dopo il gol del pareggio del montenegrino. Questa vittoria però, anche se difficoltosa, sblocca mentalmente tutta la squadra, numero 9 compreso. Nelle partite successive infatti la squadra comincerà ad ingranare sempre di più, perdendo da quel momento in poi solamente altre 5 partite ufficiali, di cui una sola in campionato. Il numero 9 diventa in assoluto l’arma in più di mister Ranieri, ed è in questa stagione che riuscirà a portare le maggiori soddisfazioni alla tifoseria giallorossa. I gol a San Siro contro l’Inter, la tripletta in casa con l’Udinese sono soltanto il preludio alla strepitosa doppietta di aprile contro la Lazio nel derby di ritorno, che riporta la Roma sola al comando a sole 4 giornate dal termine. Purtroppo la stagione si concluse come tutti noi ben ricordiamo, ma per quanto riguarda il montenegrino è stato sicuramente il punto più alto di tutta la sua esperienza in maglia giallorossa. E se si sale cosi in alto, il rischio di cadere in basso diventa sempre più elevato.
2010/11
La stagione successiva infatti, proprio quando tutti pensavano che si potesse fare un passo in avanti, la Roma e Vucinic ne fanno due indietro. Dopo la sconfitta in Supercoppa infatti la Roma inizia la stagione in maniera rocambolesca, perdendo 5-1 col Cagliari in Sardegna, pareggiando in casa col Cesena neo promosso e ottenendo la sua prima vittoria solo alla quinta giornata, proprio con un gol del montenegrino al 91’esimo. Nonostante quest’episodio però la stagione del numero 9 sarà difficile e discontinua, non tanto a livello di gol quanto di prestazioni. E sul finale di stagione accade un episodio che rovina definitivamente il rapporto tra giocatore e tifoseria. In una partita interna contro il Palermo la Roma sta pareggiando per 1-1, quando nella ripresa Menez serve Vucinic che a porta vuota deve solo insaccare per il nuovo vantaggio. Il montenegrino però sbaglia clamorosamente spedendo la palla sopra la traversa, e i tifosi inizieranno a fischiarlo incessantemente fino alla fine della partita. Anche quando troverà un gran gol nel finale inutile però ai fini del risultato.
A fine stagione, con l’arrivo della cordata americana, Vucinic viene subito considerato tra i primi sacrificabili, e il 1° luglio viene ceduto alla Juve di Conte per circa 15 milioni di euro. Terminerà quindi la sua esperienza a Roma con 64 gol in 202 presenze, fatte di tante emozioni ma anche molti rimpianti.



JUVENTUS
L’arrivo a Torino viene visto come un tradimento dai tifosi giallorossi, ma al giocatore non sembra importarne più di tanto. Tornato al centro dell’attacco nel 3-5-2 di Antonio Conte, Vucinic dimostra fin da subito di essere un giocatore di sicuro affidamento, e sarà uno dei protagonisti della vittoria del titolo con 10 gol e un apporto offensivo costante in ogni partita giocata.
Il giocatore si ripeterà anche nella stagione successiva, trovando la bellezza di 14 gol e consacrandosi come un valore aggiunto per la squadra bianconera, che da lì a poco avrebbe cominciato a dominare incontrastata su tutto il territorio italiano.
Il giocatore però, nonostante l’amore dei tifosi bianconeri, comincerà un piccolo calo di rendimento, culminato col passare del tempo con l’arrivo di numerosi problemi fisici, che gli impediscono i mesi successivi di trovare la giusta continuità. L’arrivo in contemporanea di Tevez e Llorente poi non contribuisce a fargli ritrovare il giusto minutaggio e, dopo due soli gol stagionali di cui uno proprio alla Roma con esultanza polemica, il giocatore decide a fine anno di andare al Al Jazira, per giocare lì i suoi ultimi anni di carriera.

AL-JAZIRA
Al suo primo anno nel campionato degli Emirati Arabi il montenegrino diventa un autentico fenomeno, sia per le sue qualità che per il livello non eccezionale di quel campionato. Con 27 gol stagionali il giocatore supera abbondantemente il suo record di gol in un solo anno, non riuscendo però a far vincere il titolo alla sua squadra che si classificherà solamente terza.
La stagione dopo, complice l’età ma soprattutto il ritorno di tanti problemi fisici, il giocatore non riuscirà più a ritrovare il campo con continuità, chiudendo anzitempo l’annata per via di un brutto infortunio al legamento crociato. Questa sarà l’ultima stagione ufficiale del giocatore montenegrino, visto che l’anno dopo non giocherà neanche un minuto concludendo quindi la sua esperienza come giocatore professionista.

Piccolo appunto finale per parlare della sua esperienza in NAZIONALE
Mirko Vucinic è stato durante la sua carriera il capitano del Montenegro, dopo aver saltato la convocazione ai mondiali del 2006 con la maglia della Serbia. Nell’arco della sua esperienza ha totalizzato 46 presenze e 17 gol, diventando il terzo giocatore più presente e il secondo più prolifico nella storia di questa Nazionale, nata subito dopo l’indipendenza del Montenegro.

CONCLUSIONI
Bene, che altro dire su Mirko Vucinic? E’ stato indubbiamente uno dei giocatori al quale mi sono affezionato di più, anche se il rapporto con i tifosi non si è mai ricucito del tutto dopo la cessione alla Juve e i gol sbagliati nell’ultima stagione. Non parliamo certo di uno dei giocatori più forti della storia, ma sicuramente uno dei più particolari e stravaganti. Un giocatore che probabilmente non si è mai preso troppo sul serio, giocando a calcio con divertimento e mostrando in campo quello che effettivamente era: genio e sregolatezza.


Emanuele Grilli




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