La Sfera dei Capricci

La Sfera dei Capricci: Parma e karma

una rubrica di Franco Costantini
Redazione de Il Legionario
inserita 3 anni fa
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Al tuo cospetto, o Diva,
il mio desio s’evinca:
che Roma sempre viva,
che Roma lotti e vinca.



Non lanciano proclami, ma lavorano in silenzio; e seguono la Roma sempre e ovunque: sia in casa, sia in trasferta (insomma: rappresentano l’esatta antitesi della precedente proprietà).
Per giocatori e tifosi, sono già un punto di riferimento. Una speranza. Una sicurezza. Un karma.


La più bella tra le squadre
può contar su un doppio appiglio:
Friedkin figlio, Friedkin padre;
Friedkin padre, Friedkin figlio…


*

Roma Parma 3-0

Borja mi ha esaltato. Il suo gol fu essenziale come un buon aforisma. Taglio in diagonale a dettare il passaggio e, in perfetta coordinazione, un solo preciso tocco ad incrociare.
Poi ci ha pensato Super-Miki a archiviare la gara già nel primo tempo. Una gioia per gli occhi, una carezza per l’anima: questa Roma sa dominare in bellezza, creando occasioni e spettacolo, e concedendo pochissimo agli avversari. È presto, naturalmente, per sognare in grande; ma - rispetto a pochi mesi fa - si respira un altro clima. Un altro karma: fatto di fiducia, di serenità, di consapevolezza.
Anche le seconde linee - se chiamate in causa - continuano a dare il loro contributo con impegno esemplare.
La squadra (e, con lei, Fonseca) merita una celebrazione in endecasillabi mono-rimati (qui sarà usato il termine sanscrito “Dharma”, nel suo significato più semplice: “Legge”).


Se Borja Mayoràl affila l’arma
e altrui difese ognora “Miki” allarma,
persino Karsdorp ritrovò il suo karma
e sulla fascia impose il proprio Dharma.
Così disintegrò la Roma il Parma:
come un free-vax farebbe con Big Pharma.

*

Sfottonari

Pantaleo Longo (anagramma: «pollo annegato») è il protagonista di una vicenda davvero curiosa: prima, mentre lavora alla Roma, commette un banale errore (Diawara nella lista sbagliata) e procura al Verona una vittoria a tavolino; indi, poche settimane dopo, va a lavorare proprio per il Verona. Honni soit qui mal y pense: i due eventi sono solo “inopportuni”, e non sono collegati da alcun nesso doloso. Meritano, peraltro, dodici impietosi “sfottonari” (N.B.: per licenza poetica, al fine di salvaguardare la rima, muterò Leònida in “Leonìda”).

Il suo karma non fu bello:
sembrò Iago nell’Otello,
sembrò Bruto il parricida,
sembrò Efialte con Leonìda,
sembrò Giuda con Gesù,
o Ginevra con Re Artù.
Ma il sapiente ci rimembra:
«Non è sempre ciò che sembra;
se verifico e controllo,
Pantaleo fu solo un pollo
(se non pollo, cacatùa;
e dirò: “mortacci sua!”)».

*

L’anagramma della settimana

Se Tiago Pinto fosse un giocatore di poker, anziché il prossimo General Manager della Roma, la sua carriera sarebbe (secondo onomanzia) felicissima!

Tiago Pinto: → ogni piatto!

Ma anche nel calcio, come nel poker, prima di vincere bisogna scommettere. Speriamo che l’analogia porti bene. E che nel karma di Tiago ci siano scommesse avvedute… e qualche vittoria.


Franco Costantini

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