La Sfera dei Capricci

La Sfera dei Capricci: Da Morgante al 4K

Una rubrica di Franco Costantini
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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O Sfera che governi
del calcio il paradosso,
ispira versi eterni
al vate giallorosso…


La passione ci fa fare strani viaggi. A volte i viaggi sono solo mentali (come il presente: da Morgante al 4k); ma poco importa. L’importante è viaggiare. L’importante è avere passione. Perché sono gli appassionati - come diceva Guinon - a sollevare il mondo.

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Gent-Roma 1-1

Mentre la guardo, Gent-Roma mi sembra una delle partite più brutte del decennio. Talmente brutta, che la mia mente si distrae: e mi sovviene Morgante, il personaggio dell’omonimo poema eroicomico di Luigi Pulci. Costui (brutto a vedersi quasi come la partita) era alto 8 metri, e usava come arma il batacchio di una enorme campana (lo stesso batacchio con cui immagino di percuotere i giallorossi in campo, a volte così indolenti da far arrabbiare persino chi li ama).

«Ma perché», mi chiedo mentre siamo sotto 1-0, «la Roma non riesce a infilare due partite decenti consecutive? La gara col Lecce è stata più che dignitosa: perché - contro il Gent - non vedo lo stesso impegno e la stessa determinazione?». Mentre formulo il suddetto pensiero, ecco l’azione decisiva: Miki inventa un fantastico assist per Kluivert, e - almeno per un istante - la bruttura si dissolve.

Poco dopo, realizzo anche il motivo per cui ho pensato a Morgante: ve lo spiego in un distico…


“Gent-Roma”: la bruttura è sì gigante…
che sembra ’l suo anagramma, ossia “Morgante”

«Vabbè», mi dico alla fine, «la qualificazione è giunta. Poteva andare peggio» (il giorno dopo, guardando il dato dei tiri in porta - 23 a 10 per il Gent - ho la conferma: poteva andare peggio per davvero).


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Cagliari Roma 3-4


Gara rocambolesca. Merita un distico altrettanto “spericolato”.

Squillò tre volte il Sardo: «Pe-Pe-Pè!».
«Poker di Kappa», il Lupo ribatté…

I due endecasillabi tronchi, naturalmente, fanno riferimento alla strana strutturazione del tabellino dei marcatori: il Cagliari ha segnato con giocatori i cui cognomi iniziano per “Pe” (Pedro, Pereiro, Pedro); i realizzatori della Roma, invece, cominciano tutti con la “K”… oppure la contengono (Kalinic, Kalinic, Kluivert, Kolarov o Mkhitaryan).

La quarta rete della Roma, in effetti, è di dubbia paternità: dapprima è stata assegnata a Kolarov; poi la Lega Calcio l’ha attribuita a Miki… Non so se l’armeno abbia effettivamente sfiorato con la testa il cross del serbo: ma di sicuro il suo tuffo è stato decisivo (se non altro per spiazzare il portiere avversario).

La prestazione di Miki è una delle note più confortanti della gara: mobile, grintoso, preciso; capace di pressare alto con ottima continuità, di recuperare palloni, di saltare l’uomo, di fornire assist al bacio. Ne sono certo: il nostro armeno (se gli infortuni lo lasciano in pace) è un top player.
Discorso diverso va fatto per Kalinic. Il suo impegno è stato encomiabile, sì. E la sua prestazione, condita dalla doppietta, più che buona. Ma la Sorte è stata decisiva: il primo gol è un gentile regalo di Pellegrini (il nostro ex); nel secondo gol, Nikola sbaglia l’impatto col pallone (dovrebbe “incrociare”, invece appoggia debolmente proprio addosso al portiere, che per fortuna - pur toccando la palla - non riesce a respingere). Nonostante la fortuna di Nikola (a bilanciare le consuete distrazioni della nostra difesa), la vittoria della Roma è più che meritata: lo testimoniano i due legni (Under e Kluivert), il conteggio dei tiri (19 a 7 per noi) e quello dei corner (7 a 2 per noi).

Giunto alla fine del paragrafo, voglio celebrare il migliore in campo della Roma. Con due endecasillabi in rima baciata.
In clausola, utilizzerò una parola della lingua hawaiana: “wiki wiki”, che significa “molto veloce”. È possibile che il lemma nasca da un adattamento fonetico dell’inglese “quickly”; e proprio da questo lemma deriva “Wiki”, ossia il software collaborativo che consente la creazione delle pagine di “Wikipedia”.


Dipingo in tre aggettivi il nostro “Miki”:
è bravo, intelligente e “wiki wiki”

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Gli anagrammi della settimana

1.
Punto primo: non farò MAI i complimenti alla Lazio (in ragione di un “odio sacro”, sviluppatosi su solide fondamenta etiche); ma nemmeno intendo rimuovere la realtà (la “rimozione” fa sempre male alla psiche, e in questo caso sarebbe anche indizio di subalternità).
Punto secondo: non chiederò MAI ai miei Lupi di “scansarsi” nell’ultima gara con la Juve; io sono romanista, ho un’alta moralità sportiva; e non posso certo confondermi con chi in passato osò tali bassezze (il “come si vince” conta più del “vincere in sé”).
Punto terzo: sì, l’eventualità di uno scudetto ai “cuggini” è tutt’altro che simpatica; ma affronterò tale eventualità esattamente come sto affrontando la minaccia-coronavirus: a piè fermo; senza panico; senza isterismi.
Punto quarto: sintetizzerò i precedenti tre punti in un anagramma poetico.


È l’emergenza da coronavirus…
→ Carogne! Serve un «Lazio merda!»

2.
Champions: i Gobbi perdono in Francia (Lione Juve 1-0). Quando penso alla Francia, penso anche al “nostro” Claudio Ranieri che nel 2012 andò ad allenare il Monaco (vincendo subito la Ligue 2; e - l’anno successivo - arrivando secondo in Ligue 1, dietro al Psg). Alla conferenza stampa di presentazione, Ranieri se ne uscì con una battuta fantastica: «Oui, je suis Catherine Deneuve». La seguente frase anagrammata (in un cortocircuito di assurdità) vuole essere contemporaneamente una stilettata ai Gobbi… e un omaggio a “Claudione nostro”.

Eh, cioè… una Juventus di eresie:
→ «Oui, je suis Catherine Deneuve»



Franco Costantini





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