La Sfera dei Capricci

La Sfera dei Capricci: Che ricordo! (e che anagramma)

Una rubrica a cura di Franco Costantini
Redazione de Il Legionario
inserita 4 anni fa
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Oggi non voglio parlare di calcio, ma di un anagramma…
(Ecco, ho cominciato con una menzogna: perché l’anagramma in questione riguarda proprio un evento calcistico; però sappiate - fratelli giallorossi - che questa menzogna è un “meccanismo di difesa” della mia psiche: serve a “prenderla alla larga”, con lo scopo di attenuare un’emozione troppo forte, e dunque preservare il mio stanco cuore. Dunque abbiate pazienza, e continuate a leggere il mio racconto sull’anagramma. Facendo finta di niente. Grazie).

L’anagramma, dicevo…
È il secondo anniversario di uno dei miei anagrammi favoriti: forse quello tecnicamente più pregevole. Era il 10 aprile 2018, e la Roma era appena approdata alle semifinali di Champions League, rimontando il Barcellona con un epico 3-0.
L’anagramma sembra il sottotitolo di un pezzo giornalistico: una precisa sintesi della gara, dove gli elementi emotivi e i dati di cronaca si fondono perfettamente. E quasi non si notano gli aggiustamenti tra “frase sorgente” e “frase risultante” (che un anagrammista è sempre costretto a fare); né v’è alcuna equipollenza.


Una magica Roma stende KO (tre a zero!) il Barcellona di Lionel Messi.

Marcan le reti Dzeko, De Rossi e Manolas. Gioia nel club: è la rimonta!



L’anagramma fu pubblicato sulle due “testate online” che amo di più: “Il Legionario” e “101 Anagrammi Zen”. Qui lo riproponiamo nella veste grafica ideata da Ermes79.

*

I versi che scrissi allora…


Così scrissi 2 anni fa:
«… Ho visto la “gara perfetta”, lo sport che si fa epos, la partita sognata da aedi e rapsodi per farne materia di canto. Allora ho immaginato di essere Omero nel santuario di Delfi, circa 2.800/2900 anni fa, e di ascoltare un “oracolo” della Pizia (la sacerdotessa di Apollo).
N.B.: “Duemilasettecentosettantuno” è il 2018… se si assume la datazione “ab Urbe còndita” (non ho resistito alla tentazione di usare una parola che, da sola, forma un endecasillabo!); “Ispani” e “Celtiberi” indicano, ovviamente, i giocatori del Barcellona; “Enosìctono” (che significa “scuotitore di terra”) è epiteto del dio Nettuno».


La profezia propizia della Pizia

Nel Duemiladiciotto, ossia nell’anno
Duemilasettecentosettantuno
dell’Urbe Sacra, i Lupi brandiranno
l’affilato tridente di Nettuno.

Sarà nel giorno decimo d’aprile:
il giorno in cui i Romani, fieri e lìberi,
affronteranno l’inimico ostile,
ossia i guerrieri scelti dei Celtìberi.

Benché la pugna alla sconfitta volga,
e vantaggio l’Ispani abbian copioso,
non accadrà che alcuno si distolga
dall’inseguire il sogno favoloso:

sogno di un’impossibile vittoria,
sogno di una rimonta senza pari,
sogno di scriver pagine di Storia,
sogno di donar sogni ai propri cari.

E triplice ferita sarà inferta
a quei che già sentìvansi pro-Messi,
e destinati alla vittoria certa,
pieni di gloria… e pieni di sé stessi.

Così dell’Enosìctono il tridente
tre volte infilzeràlli aguzzo al fianco.
Faràssi vero il sogno, e risplendente
sarà il destino dell’Eroico Branco.

*

La quartina che scrivo oggi…

Rammento: esplosi, al gol di Manolàs,
come esplode una bombola del gas.
Esplosi, e la mia gioia da delirio
s’irradiò nello spazio fino a Sirio.


Franco Costantini



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