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La ROMA di DINO VIOLA: Il PRESIDENTE più AMATO (con video)

(Presidenti della Roma dal 1979 al 1993 - 3° PUNTATA) a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 3 anni fa
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La Roma non ha mai pianto e mai piangerà. Perché piange il debole, i forti non piangono mai”.
Per quanto nei miei anni da tifoso non sempre sia riuscito ad attenermi a questa massima, è innegabile che sia stata detta da uno dei presidenti più amati di tutta la nostra storia, che per la causa giallorossa avrebbe fatto di tutto e di più. Sto parlando ovviamente di Dino Viola, con il quale inauguro ufficialmente questa nuova puntata dedicata alla storia dei presidenti giallorossi.


Nella scorso articolo ci eravamo lasciati con la lunga presidenza di Gaetano Anzalone, che decise di lasciare la Roma il 16 maggio 1979 per consegnarla nelle mani dell’imprenditore Dino Viola, un cambiamento sempre più necessario per togliere la Roma da quell’alone di mediocrità che l’aveva colpita da troppo tempo. Dino era una persona molto intelligente e ambiziosa, che a differenza di molti suoi predecessori non voleva usare la Roma per i propri fini, ma per portarla con solidità economica e investimenti mirati ai fasti di un tempo. Vi basti pensare che da giovane, oltre ad aver giocato sporadicamente a Campo Testaccio, era andato a vedere la Roma in trasferta durante il suo viaggio di nozze.
Una volta concluso l’aspetto burocratico, Dino Viola decide che è arrivato il momento di cominciare a fare sul serio: la Roma deve tornare in fretta ad essere una big non solo del calcio italiano, ma anche europeo. Ed infatti nella sua prima campagna acquisti torna in panchina il barone Nils Liedholm, che aveva da poco lasciato il Milan per problemi contrattuali. In porta viene promosso titolare lo storico Franco Tancredi, mentre in mezzo al campo arrivano Carlo Ancelotti dal Parma, Romeo Benetti dalla Juve, Maurizio Turone dal Catanzaro e l’esterno d’attacco Bruno Conti dopo il prestito al Genoa. I risultati in campionato si vedono fin da subito, con un percorso positivo per gran parte della stagione concluso con un onesto sesto posto e la qualificazione ai sedicesimi di Coppa delle Coppe. Rimanendo sempre in tema di trofei, arriva in quello stesso anno la vittoria della terza Coppa Italia di tutta la nostra storia, vinta in finale col Torino dopo una lunga serie di tiri dal dischetto. La stagione dopo, con l’intento di migliorare i risultati della prima annata, arriva a Roma uno dei giocatori più rappresentativi di tutta la nostra storia: il Divino Paulo Roberto Falcao. Oltre a lui meritano una menzione i due centrali Romano e Bonetti, arrivati rispettivamente da Avellino e Brescia. Se in Europa arriva una brutta eliminazione al primo turno, discorso diverso va fatto per le due competizioni italiane. In campionato la Roma si rende protagonista di una cavalcata spettacolare, che la porta a lottarsi il titolo con la Juve che però riuscirà a prevalere grazie al contestatissimo gol annullato a Turone, che tuttora provoca malumori all’interno delle due tifoserie. I giallorossi però avranno modo di rifarsi in Coppa Italia, dove arriverà la seconda vittoria consecutiva sempre ai danni del Torino, con Di Bartolomei che alza il suo primo trofeo da effettivo capitano giallorosso.
La stagione dopo, nonostante un onesto terzo posto finale, non sarà particolarmente soddisfacente, ma è da ricordare poiché per la prima volta nella nostra storia viene inserito un main sponsor sulle magliette da gioco: la storica marca della “Barilla”.
Nell’estate del 1982 Dino Viola decide di fare un'ulteriore sforzo economico, e rinforza la squadra con gli innesti importanti dei difensori Maldera, Nappi e Vierchowod, e grazie a una modifica del regolamento che permetteva la presenza di due stranieri in rosa, riuscì a prendere anche il centrocampista Herbert Prohaska. La stagione sarà a dir poco fenomenale: in campionato la squadra gioca bene e convince, grazie agli innesti del suo presidente, e riesce a vincere dopo più di 40 anni uno storico scudetto in casa del Genoa. Questo è stato senza dubbio il punto più alto nella presidenza di Dino Viola, che capisce in quel momento che bisogna colpire il ferro finché è caldo. Nell’estate successiva infatti vengono trattenuti tutti i big della squadra, e arriva in pompa magna il centrocampista Toninho Cerezo, per formare con Falcao una coppia brasiliana di sicuro affidamento. La stagione sarà a dir poco emozionante: in campionato arriverà un buonissimo secondo posto, mentre in Coppa dei Campioni la Roma si rende protagonista di una cavalcata straordinaria, che la porta a giocarsi il trofeo allo stadio Olimpico contro gli inglesi del Liverpool. Inutile dirvi quale fu il risultato finale, con la Roma che perse la coppa ai calci di rigore ma riuscì a rifarsi parzialmente con la sesta Coppa Italia vinta in casa contro il Verona. Questa si può considerare la fine del vero ciclo vincente della Roma di Viola, che fino a quel momento l’aveva portata a vincere almeno un trofeo in ogni stagione.
Pochi giorni dopo la finale partono sia Nils Liedholm che Di Bartolomei, con l’arrivo di Sven Goran Eriksson in panchina ma non del vero sostituto di Agostino. La stagione successiva, come era prevedibile, le cose non vanno bene, con la Roma che ottiene un misero settimo posto in campionato e un'eliminazione ai quarti di coppa delle coppe contro il Bayern, con la nascita del coro “Che sarà, sarà” che mostra la consapevolezza dei tifosi di essere di fronte alla fine di un ciclo.



Nella stagione 1985/86 partono il difensore Aldo Maldera e Paulo Roberto Falcao, ormai in rotta di collisione con tifoseria e dirigenza. Al suo posto arriva dalla Juve il centrocampista Zibi Boniek, che con la Roma otterrà risultati più che soddisfacenti. In campionato il percorso sarà molto particolare, con la Roma che inizialmente si trova a lottare nelle zone basse della classifica, ma che riesce con tante vittorie consecutive ad arrivare a ridosso della capolista Juve. In una delle ultime giornate la Roma ha addirittura l’occasione di compiere il sorpasso, ma riesce incredibilmente a perdere in casa con un Lecce già retrocesso e consegnare di fatto lo scudetto ai bianconeri. Come capitato però spesso negli ultimi anni la Coppa Italia assume il ruolo di trofeo di consolazione, con la Roma che riesce a battere la Sampdoria grazie a un gol di Toninho Cerezo. Proprio il brasiliano partirà pochi giorni dopo per andare nel club blucerchiato, e insieme a Graziani sarà una cessione decisamente pesante. La Roma infatti sostituisce il brasiliano con il discreto Klaus Berggreen, e in campionato arriverà un mediocre settimo posto con uscita anticipata da tutte le coppe. Inoltre Dino Viola viene coinvolto nello scandalo che lo accusa di tentata combine prima della sfida europea contro il Dundee, che lo porta a una squalifica di 4 anni poi annullata dalla FIGC per avvenuta prescrizione.
Dopo l’addio di Eriksson torna sulla panchina per la terza volta Nils Liedholm, mentre in mezzo al campo arriva il bomber Rudi Voeller e il centrocampista Lionello Manfredonia, mai amato dalla tifoseria per via dei suoi lunghi trascorsi con la maglia biancoceleste. Tra le cessioni fa scalpore la partenza al Milan di Carlo Ancelotti, che lascia la Roma dopo 9 anni fatti di tante vittorie e prestazioni straordinarie. Nonostante un contributo discreto dei nuovi acquisti la Roma riesce comunque a fare un buon campionato, con un ottimo terzo posto che significa sedicesimi di Coppa Uefa. La stagione dopo però sarà una delle peggiori sotto tanti punti di vista, a cominciare proprio dal mercato estivo: vengono ceduti infatti sia Pruzzo che Zibi Boniek, sostituiti da Ruggero Rizzitelli e due dei flop più clamorosi nella storia del mercato giallorosso: i brasiliani Renato Portaluppi e Jorge Andrade, meglio conosciuto come “er moviola” per la sua lentezza spropositata sul terreno di gioco. Non è un caso infatti che in campionato arriverà un mediocre ottavo posto, che costringe il patron Dino Viola all’ennesima rivoluzione. In panchina arriva l’allenatore Luigi Radice, mentre in mezzo al campo dopo la partenza dei due “fenomeni” vengono acquistati il portiere Cervone e Berthold dal Verona e Antonio Comi dal Torino. Quell’anno tutte le partite si giocarono al Flaminio, per via della ristrutturazione dello Stadio Olimpico, e il campionato si concluse con un sesto posto e l’eliminazione alle semifinali di Coppa Italia ai danni della Juventus.
La stagione 1990/91 sarà l’ultima effettiva con Dino Viola alla presidenza, che nel suo ultimo mercato da presidente porta a Roma un futuro pilastro della difesa giallorossa: il brasiliano Pluto Aldair. Il tutto prima del 19 gennaio 1991, quando per colpa di un brutto tumore all’intestino Dino Viola lascia questa terra. A 75 anni muore quindi uno dei presidenti, se non il presidente, più amato di tutta la nostra storia.

FLORA VIOLA (Gennaio 1991 - Giugno 1991): Per concludere la stagione prima di passare a nuovi acquirenti, la presidenza viene affidata alla vedova Flora Viola, che nei pochi mesi alla guida della Roma riesce a vincere 1 Coppa Italia in finale con la Sampdoria e purtroppo a perdere la finale di Coppa Uefa contro l’Inter.

GIUSEPPE CIARRAPICO (1991/92 - 1992/93): Nell’estate del 1991 la Roma viene ceduta all’imprenditore romano Giuseppe Ciarrapico, tuttora considerato come uno dei peggiori presidenti di tutta la nostra storia. Vero che prendere l’eredità della famiglia Viola non era facile, ma Ciarrapico non ha fatto nulla per farsi amare o rispettare dai tifosi giallorossi. Come confermato da lui stesso le conoscenze calcistiche erano praticamente nulle, e l’unica cosa positiva che si ricorda del suo periodo è l’esordio il 28 marzo 1993 di un giovane Francesco Totti. Dall’altro lato notevoli di menzione un quinto e un decimo posto, una finale di Coppa Italia persa con il Torino nonostante una vittoria per 5-2, e le cessioni sofferte dei vari Peruzzi, Desideri, Voeller e Sebino Nela. Alla fine della stagione 1992/93, dopo essere stato arrestato per bancarotta fraudolenta, Ciarrapico decide di cedere la società giallorossa al duo formato da Pietro Mezzaroma e Franco Sensi.

CIRO DI MARTINO (Maggio 1993 - Novembre 1993): Durante il periodo estivo, prima di trovare il giusto accordo tra le parti, la società venne affidata temporaneamente al generale Ciro Di Martino, uomo di fiducia dei Sensi che avrebbe dovuto semplicemente gestire la squadra in attesa che Franco rilevi la quota di maggioranza della società giallorossa. Ma di questo ne parleremo, nella prossima puntata…


Emanuele Grilli




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