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I 10 giocatori con più presenze nella storia della Roma (con video)

a cura di Emanuele Grilli
Redazione de Il Legionario
inserita 3 anni fa
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Nell’arco della nostra storia calcistica sono stati tanti i giocatori che hanno deciso di dedicare gran parte della carriera ai nostri colori. Giocatori che, in un modo o nell’altro, sono entrati nell’immaginario collettivo come vere e proprie bandiere, rappresentanti di Roma dal 1927 ai giorni d’oggi. Molti sanno a grandi linee il nome dei giocatori e il periodo in cui hanno giocato, ma non perfettamente i dati statistici come gol, presenze ecc. ecc, perciò in questo articolo ho deciso di mostrarvi la classifica dei 10 giocatori più presenti di tutta la nostra storia, e vi anticipo che sarà il primo di una piccola trilogia di cui però vi informerò meglio strada facendo. In ultimo vi ricordo che i dati che vedrete in questo video li ho presi direttamente dal sito “transfermarkt”, che reputo il migliore quando si tratta di cercare informazioni inerenti a giocatori, squadre e tutto ciò che riguarda il mondo del calcio soprattutto passato. Detto questo, non mi resta altro che augurarvi, buona lettura!

• Posizione numero 10 per lo storico portiere Guido Masetti, vincitore dello scudetto nel 1942 e autore di ben 356 presenze con la maglia giallorossa. Dotato di un carattere ironico e scherzoso con i compagni di squadra, Masetti inizia la sua carriera nel Verona per poi approdare alla Roma nel 1930, dove vincerà il già citato scudetto e diventerà una colonna portante della squadra giallorossa. Resterà nella capitale per ben 13 anni, venendo spesso nominato capitano e vincendo nel frattempo anche i due mondiali consecutivi della nazionale italiana, pur non giocando nessuna partita. Chiamato spesso allo stadio negli anni successivi come ospite speciale, Masetti inoltre è il primo giocatore ad essere nominato nella famosa canzone di Campo Testaccio, segno della sua grande importanza e forza tecnica all’interno del gruppo.

• In nona posizione, con 389 presenze, troviamo un altro portiere storico della Roma, vincitore del secondo scudetto nel 1983 e di ben 4 Coppe Italia in soli 6 anni: Franco Tancredi. Dotato di riflessi eccezionali e di un ottimo senso della posizione, Tancredi era bravo anche nel neutralizzare i tiri dal dischetto, grazie a una spinta degli arti inferiori che gli permetteva di arrivare su ogni zona della porta. Arriva alla Roma nel 1977 direttamente dal Rimini, e in giallorosso collezionerà 13 stagioni fantastiche su altissimi livelli, che gli valsero nel 2012 l’inserimento nella Hall of Fame giallorossa come uno dei portieri più forti della nostra storia. Un premio senza dubbio meritato, nonostante le critiche di alcuni tifosi puristi per il suo trascorso da preparatore dei portieri della Juve. Fossero questi i problemi della vita...

• Posizione numero 8 per il terzino Sebino Nela, capace di collezionare ben 396 presenze e 19 gol con la maglia giallorossa. Soprannominato Hulk dai tifosi per la sua grande stazza fisica, Nela arriva alla Roma nel 1981 su specifica richiesta di Nils Liedholm, confermandosi negli anni come uno dei migliori terzini di tutto il campionato. Spinta sulla fascia, costanza, forza fisica e intelligenza, nei suoi 11 anni a Roma Nela è stato messo come terzino su entrambe le fasce e nell’ultimo periodo anche come centrale, segno di una grande duttilità e spirito di sacrificio. Unica nota dolente del suo percorso, la rottura del ginocchio nel 1987 che lo costrinse fuori dai campi per un anno e portò il cantante Antonello Venditti a dedicargli la canzone “Correndo Correndo”. Lascerà i colori giallorossi nel gennaio del 1993 per approdare al Napoli, venendo inserito giustamente nella Hall of Fame nel 2013. Ed ora che sono venuto a conoscenza della sua malattia, ripeto ancor più forte “Picchia Sebino, picchia!”.

• Settima posizione per il Marazico Bruno Conti, uno dei giocatori più amati della nostra storia con la bellezza di 403 partite disputate condite da 47 gol complessivi. Cresciuto nelle giovanili giallorosse e successivamente divenuto colonna portante di questi colori, Bruno Conti era dotato di una tecnica spaventosa, che lo avvicinava più alla nazionale brasiliana che a quella italiana. Il suo soprannome infatti non era dato a caso, visto che era un esterno capace di dribbling rapidi e giocate d’alta classe spaventose. A parte due annate al Genoa per farsi le ossa Bruno Conti ha vissuto la sua intera carriera con la maglia della Roma, vincendo lo scudetto da protagonista e soprattutto il mondiale nel 1982, dove venne nominato miglior giocatore di tutta la competizione. Unica nota negativa del suoi 16 anni in giallorosso, il rigore sbagliato nella finale contro il Liverpool, che però nessun tifoso gli ha mai fatto pesare particolarmente. E la conferma si può avere il 23 maggio 1991, quando più di 80.000 bandiere giallorosse riempirono l’Olimpico per salutare l’addio al calcio di questo fenomeno.

• Posizione numero 6 per il difensore, o libero, Sergio Santarini, che nei suoi 13 anni in giallorosso è riuscito a collezionare ben 435 presenze e 7 gol totali. Nonostante una velocità non eccelsa per via di un fisico imponente e statuario, Santarini aveva un ottimo senso della posizione, e sopperiva a questo difetto con una grande intelligenza tattica. Arriva alla Roma nel 1968 insieme al compagno di reparto e cognato Aldo Bet, voluto fortemente da Herrera nella sua prima esperienza in giallorosso. I due formeranno negli anni successivi una coppia di centrali sicura e affidabile, nonostante il livello non particolarmente eccelso della rosa, che impedì proprio a Santarini di entrare in pianta stabile anche in nazionale. Con la Roma vincerà 3 Coppe Italia e un trofeo anglo-italiano, salutando i colori giallorossi proprio alla vigilia del periodo d’oro con Dino Viola presidente. Un vero peccato.



• In quinta posizione troviamo lo straniero con più presenze nella storia della Roma, con 436 partite in 13 anni consecutivi: l’amatissimo Pluto Aldair. Colonna portante dei giallorossi e della nazionale brasiliana, Aldair arriva alla Roma nel 1990 dopo una breve esperienza con il Benfica, e in poco tempo diventerà uno dei giocatori più amati di tutta la tifoseria. Senso della posizione, professionalità, carisma e tecnica, come Santarini non era eccelso nella scatto in velocità, ma essendo un fenomeno in tutte le altre cose non faceva notare questo iccolo difetto. Per capire l’influenza del giocatore all’interno dell’ambiente giallorosso basti pensare che ha indossato per più anni la fascia di capitano, poi lasciata a Francesco Totti, e che il suo numero 6 è stato il primo ritirato nella nostra storia, poi riconsegnato nelle mani dell’olandese Kevin Strootman. Nel 2001 poi, a 35 anni suonati, Aldair si rende protagonista di un'annata favolosa, insieme ai compagni di reparto Zago e Samuel, che porterà al meritatissimo terzo scudetto in casa giallorossa. Come si fa a non amarlo?

• Posizione numero quattro, ad un passo dal podio, per lo storico capitano Giuseppe Giannini, che in una carriera fatta quasi interamente di giallorosso ha collezionato ben 437 presenze e 76 gol. Soprannominato “il Principe” per il suo stile di gioco a testa alta e senza paura, Giannini esordisce con la Roma nel 1981, diventando poi titolare fisso nella Roma di Sven Goran Eriksson. Ottima gestione palla, senso della posizione, cuore e polmoni, così Giannini è riuscito a far innamorare i propri tifosi, che anche in stagioni deludenti hanno sempre considerato lui uno dei pochi a meritare elogi. Impossibile non ricordare la tripletta in finale di Coppa Italia contro il Torino, il gol salvezza nel difficile campo di Foggia e soprattutto il gol del 2-0 in casa con lo Slavia Praga, concluso con una corsa commovente sotto la curva dei suoi tifosi giallorossi. Con la Roma Giannini resterà per 15 anni, diventando il simbolo di questi colori nel passaggio dagli anni 80 ai 90, e venendo ricordato come uno dei migliori capitani di tutta la nostra storia. Non a caso anche lui nel 2013 è entrato nella Hall of fame dei migliori giocatori di tutta la nostra storia, un vero e proprio simbolo giallorosso.

• Al terzo posto troviamo il Core de Roma Giacomo Losi, capace di collezionare ben 445 presenze e 3 gol nei suoi 15 anni con la maglia giallorossa. Terzino vecchio stampo dotato di grande corsa sulla fascia e temperamento, prese questo soprannome nel 1961, quando nonostante un brutto infortunio si sacrificò giocando ala negli ultimi minuti, segnando il gol decisivo per la vittoria giallorossa. Questo fu uno degli aspetti che caratterizzò tutta la sua carriera, la voglia costante di non arrendersi mai e fare tutto il possibile per la causa giallorossa, anche contro avversari complicati e infortuni fastidiosi. Con la Roma vincerà due Coppe Italia e una coppa delle fiere, giocando più di 300 partite da capitano e ricevendo un solo cartellino giallo in tutta la sua esperienza con questa maglia, segno di una gran sportività e correttezza. Nel 2012 è uno dei primi a essere nominato nella Hall of Fame giallorossa, e il suo ritorno all’Olimpico per la premiazione è stato indubbiamente uno dei momenti più toccanti di tutta la manifestazione.

• In seconda posizione con 616 presenze e 63 gol, troviamo ovviamente Danielino De Rossi: capitan futuro, presente e passato della storia giallorossa. Dopo alcune annate tra le giovanili di Roma e Ostiamare esordisce ufficialmente nel 2001, in Champions League contro l’Anderlecht, per poi diventare qualche anno più tardi il perno del centrocampo di Fabio Capello. Il classico esempio di giocatore-tifoso, che non si è mai vergognato di mostrare in campo, quello che farebbe tranquillamente un ultras della curva sud, nel bene e nel male. Famosa sotto questo aspetto la vena tappata che si mostrava ogni volta che esultava dopo un gol o una vittoria, segno del suo immenso amore per i colori giallorossi. Nonostante ciò non è mai stato esente da critiche per alcuni errori sul campo non da lui, segno di un rapporto con la tifoseria molto simile a quello tra un genitore e il proprio figlio. A livello tecnico poi parliamo di uno dei migliori centrocampisti di tutta la nostra storia, abile con i piedi e grintoso su ogni zona del campo. Semplicemente indimenticabile.

• Al primo posto, come in molti avranno intuito, c’è l’immenso capitano Francesco Totti, capace di collezionare la bellezza di 785 presenze e 307 gol solo con un'unica maglia. Uno degli attaccanti più forti nella storia del calcio mondiale, con una tecnica superlativa e un piede capace di fucilate improvvise sia dentro che fuori dall’area. È difficile riassumere in poche righe una carriera del genere, mi limiterò a dire che sono orgoglioso di averlo potuto ammirare per tutta la sua carriera, e che non mi vergogno di essermi emozionato moltissimo al suo addio al calcio di fronte a 70.000 spettatori. Vista l’enormità di record da lui superati e strasuperati, aspettatevi la sua presenza in molti degli articoli che vi porterò di qui in avanti.


Emanuele Grilli




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