Approfondimenti

Caro Paulo, ti scrivo

a cura di Antonio Pastore
Redazione de Il Legionario
inserita 3 anni fa
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Caro Paulo, anche se non ti conosco mi viene naturale darti del tu perché in questi due anni ho vissuto le tue stesse sensazioni: mi sono indignato, ho gioito e spesso me la sono anche presa con te. Non ho mai perso il rispetto nei tuoi confronti. Gli errori fanno parte di un percorso. Sfido chiunque a non farne nel proprio lavoro. L’importante è ammetterli ed andare avanti per il bene della Roma. Tu lo hai fatto.

Dopo quel pareggio a Reggio Emilia tutti, me compreso, hanno visto in quelle dichiarazioni post partita, tanta, tanta follia. Ma nessuno si è soffermato sul fatto che parlare oggettivamente poteva significare instaurare nella testa dei calciatori un senso di sconforto che inevitabilmente si sarebbe ripercosso sulla partita di Amsterdam. Questo significa mettere davanti a tutto la Roma; e se per farlo sei dovuto passare per folle, beh lo hai fatto senza pensarci nemmeno un momento.

Intendiamoci, giovedì non è stata di certo una passeggiata di salute, abbiamo rischiato tanto, forse troppo. Ma la dea bendata questa volta ha aperto gli occhi e ha visto giallo e rosso, e noi, a tutto ciò, non siamo mai stati abituati. Ecco, essendo un inguaribile romantico, voglio pensare che questa fortuna inaspettata sia stata un regalo fatto al tuo modo di essere e al tuo modo di porti.

Non so cosa sarà e non penso tu sia il miglior allenatore del mondo, ma dal tuo modo di essere hai lasciato intendere che al primo posto nella tua testa c’è la Roma, poi viene tutto il resto e ciò non è così scontato, il passato ce lo insegna.

Hai tolto la fascia al giocatore di maggior talento della squadra, relegandolo per qualche giornata in panchina. Non so cosa sia successo ma quello che so è che quando c’è stato bisogno di rivederlo in campo per il bene della Roma, non hai esitato un attimo. E so anche un’altra cosa: hai avuto la forza di non costringere noi tifosi ad una scelta tra te e lui, come un allenatore toscano ha fatto qualche anno fa. È una questione di stile e tu per me ne hai da vendere.

Ho visto che quella faccia rilassata di due anni fa si è trasformata in un viso segnato dalle accuse infondate e dalle offese gratuite; ma hai avuto sempre la forza di andare avanti. Le mie rughe sono aumentate con le tue ma è aumentato di pari passo l’orgoglio di avere un uomo come te al comando della squadra.

Le strade forse si separeranno e se così sarà sarò lì ad incitare il nuovo allenatore, però mi sembra giusto dirti grazie, non per il tuo lavoro tattico e tecnico, ma per il tuo comportamento, sempre teso ad unico obiettivo, il rispetto per la Roma.

La speranza è che il futuro non faccia sì che si lasci tutta la comunicazione e la risposta alle critiche in mano ad un’unica figura perché, in primis, non si può riempire di troppe responsabilità una sola persona, e poi in qualsiasi ambito è l’unione a fare la forza; perché l’unità deve essere condizione necessaria.

Uniti si vince. Questa è la via. È impervia, ma l’arrivo potrebbe essere la cosa più bella mai vista.


Antonio Pastore





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